L’Associazione commenta i dati del Wind Turbine Price Index, il rapporto che evidenzia come il vento continua ad aprirsi la strada per divenire una fonte competitiva su larga scala.
(Rinnovabili.it) – Il segmento manifatturiero dell’eolico inizia ad abbassare i prezzi delle turbine. A documentare la riduzione, seppure ancora contenuta, è il nuovo rapporto firmato “Bloomberg New Energy Finance”:https://bnef.com/PressReleases/view/139 analisi esaustiva di ciò che sta avvenendo a livello globale nel settore della produzione di aerogeneratori. L’aumento di scala, la maggiore efficienza raggiunta e un eccesso di capacità tra i produttori di _dell’hardware eolico _ hanno contribuito, per la prima volta dal 2005, a spingere il prezzo medio delle onshore *al di sotto di 1 milione di euro per megawatt.* Si tratta di una riduzione ancora marginale e legata esclusivamente agli ordini effettuati dai ‘big players’, eppure a suo modo significativa. E a spiegarlo è “l’Anev”:https://www.anev.org/ che ha analizzato nel dettaglio il rapporto e che oggi chiarisce che “il prezzo ottenuto, e correttamente riportato dallo studio, si avvantaggia dall’essere riferito a controparti forti che sono riuscite a massimizzare i valori economici dei loro ordini. Altro importante elemento riguarda l’apprezzamento valutario avvenuto nel 2010 da parte dell’Euro rispetto al dollaro, contestualmente al consolidamento del mercato mondiale (extra europeo) degli aerogeneratori che oggi sono prevalenti rispetto a quelli europei”.
Può, allora, viene da chiedersi la visione del “Wind Turbine Price Index” essere applicata all’Italia? “La risposta è sostanzialmente positiva con piccole correzioni dovute non al costo della tecnologia eolica, che è uguale in ogni parte del mondo e anche in Italia, ma nei costi di trasporto e costruzione che nel nostro Paese sono leggermente maggiori a causa della maggiore complessità orografica e infrastrutturale”.
Tra gli aspetti positivi promotori di questo ribasso nei costi 2010 l’Anev evidenzia anche l’aumento medio della potenza dei singoli aerogeneratori che si aggira attorno ai 3 MW. Un buon risultato quindi ma che in vista della ancora poca incidenza presenta ampi margini di miglioramento prima di poter vantare la grid-parity per le nuove installazioni. Ciò che Anev si augura soprattutto per il territorio italiano è la rimozione di quegli elementi di inefficienza che oggi rallentano lo sviluppo delle rinnovabili, e che nel resto d’Europa non esistono.
“La semplice azione di semplificazione potrebbe infatti portare alla riduzione dei costi finali in maniera assai più rapida di quanto la riduzione dei costi della tecnologia possa fare, e potrebbe far scendere da 1,59 milioni a MW attuali almeno *a 1,25 milioni a MW per il nostro Paese.* Tale riduzione potrebbe contestualmente far scendere il valore necessario dell’incentivo dai 159,00 €/MWh necessari oggi, *ai 119,30 €/MWh a parità di durata* (15 anni)”.
“Infine non può essere tralasciato un ultimo aspetto, la cui valutazione deve essere demandata al Governo centrale, e che riguarda gli importi che i produttori di energia eolica riconoscono ai Comuni e che tipicamente arrivano al 5% del ricavo cui vanno aggiunte le imposte locali per un ulteriore 1%. Tale onere – conclude l’associazione – che di fatto si configura come trasferimento di risorse agli Enti locali per il tramite degli imprenditori eolici _NON_ può essere poi opposto agli stessi come troppo elevato livello di incentivazione”.