I piccoli Stati insulari rischiano di finire sott'acqua. Senza aiuti per arginare il cambiamento climatico 50 mln di persone dovranno migrare
(Rinnovabili.it) – Una dozzina di piccoli Stati insulari ha lanciato ieri un appello urgente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo aiuto nella lotta contro il cambiamento climatico, che rappresenta una minaccia per la loro stessa esistenza. Il gruppo, definito di Small Island Developing States (SIDS) è composto dagli arcipelaghi più remoti dell’Africa, Asia e Caraibi. L’ONU ha designato con il questa sigla 52 nazioni e territori (37 dei quali sono membri delle Nazioni Unite) abitati da una popolazione di circa 50 milioni di persone.
La richiesta di aiuto arriva mentre la presidenza del Consiglio di Sicurezza è affidata alla Nuova Zelanda, governo da sempre sensibile alla condizione dei piccoli Stati insulari. Forse è per questo che i piccoli e spesso inascoltati arcipelaghi sono tornati alla carica. L’appello si concretizza nella domanda di assistenza finanziaria e tecnica per evitare di essere spazzati via da un aumento del livello dei mari e da tempeste più intense causate dal riscaldamento globale. Il presidente della Repubblica di Kiribati, Anote Tong, ha detto che la difficile situazione delle piccole isole è stata per troppo tempo messa in fondo alla lista delle priorità delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni globali.
«Possiamo tornare dalla nostra gente – ha chiesto Tong al Consiglio ONU – ed essere abbastanza sicuri di dire che non importa quanto alto il mare si alzerà, non importa quanto le tempeste si aggraveranno, perché ci sono soluzioni tecniche credibili per sollevare isole e case e una disponibilità di risorse necessaria a garantire che tutto sarà in ordine prima che sia troppo tardi?».
Kiribati è abitata da circa 100 mila persone, ed è stata duramente colpita dagli effetti dei cambiamenti climatici. Il piccolo Stato insulare è formato da 30 atolli, molti dei quali emergono dal mare di pochi metri soltanto. La nazione soffre di una serie di problemi ambientali legati al clima: alluvioni, inondazioni, inquinamento dell’acqua. La situazione è tale che il governo sta valutando l’idea di evacuare tutta la popolazione, nel timore che Kiribati un giorno, in futuro non troppo lontano, possa essere completamente sommersa.
Non se la passa meglio Vanuatu, in gran parte rasa al suolo nel a marzo dal ciclone Pam, il peggior disastro naturale che abbia mai colpito la nazione insulare del Pacifico meridionale. Secondo l’ultimo World Risk Report dell’ONU, pubblicato l’anno scorso, Vanuatu è il Paese più esposto a disastri naturali dovuti ai cambiamenti climatici, tra cui cicloni di eccezionale potenza, siccità estreme e inondazioni.
Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, è parso ricettivo: ha detto che la situazione dei piccoli Stati insulari deve essere messa all’ordine del giorno ai negoziati della COP 21 di Parigi: «A Parigi dobbiamo raggiungere un accordo sul clima significativo e globale – ha detto Ban Ki Moon – I problemi che devono affrontare i SIDS sono sfide globali. E la responsabilità è collettiva».