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La Francia taglia il nucleare e triplica le rinnovabili

Entro il 2030, la produzione nucleare verrà ridotta del 25%, le rinnovabili dovranno triplicare e la carbon tax raggiungere i 100 euro a tonnellata

La Francia taglia il nucleare e triplica le rinnovabili

 

(Rinnovabili.it) – Un taglio netto al nucleare e una spinta poderosa alle energie rinnovabili. Si riassume così il piano della Francia per abbattere le emissioni, votato di recente all’Assemblea nazionale. In base alla nuova legge, l’energia nucleare fornirà “solo” il 50% dell’elettricità al Paese entro il 2025. Sebbene siano percentuali ancora molto alte, si tratta di un colpo di scure che sottrae un 25% all’ammontare attuale (pari al 75% del totale) e si traduce in una vittoria politica per il presidente François Hollande, che aveva promesso una minor dipendenza dall’atomo durante la campagna elettorale del 2012. Impostando un limite di produzione di 63,2 gigawatt per il parco nucleare, il governo ha di fatto costretto le aziende a chiudere i reattori più vecchi, anche se non sono stati specificati esattamente quali.

 

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A pochi mesi dalla COP 21 di Parigi, una mossa della Francia era quantomeno dovuta. Il Paese ospitante non poteva predicare la sostenibilità globale e in casa propria dipendere quasi totalmente da fonti energetiche superate, rischiose e impattanti. Già a fine maggio il piano climatico francese aveva superato il primo passaggio politico, ricevendo l’approvazione della Camera bassa con 308 voti favorevoli e 217 contrari.

Il pacchetto di norme prevede anche un calo del 30% nell’uso di combustibili fossili entro il 2030 (rispetto ai livelli 2012), e un taglio delle emissioni pari al 40% rispetto al 1990, come richiesto dal Pacchetto clima energia dell’Unione europea. La quota di rinnovabili nel mix energetico dovrà quasi triplicare entro il 2030: dal 13.7% del 2012 si lavorerà per raggiungere il target del 32% entro 15 anni. Per centrare gli obiettivi, il Parlamento dovrà produrre “bilanci del carbonio” ogni cinque anni, impostando tetti di emissioni per ciascun settore dell’economia.

 

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I grandi inquinatori dovranno fare i conti, inoltre, con una carbon tax a dir poco tosta. Introdotta l’anno scorso, è previsto che aumenti dai 22 euro a tonnellata del 2016 ai 56 euro del 2020, fino ai 100 euro previsti al 2030.

I decreti attuativi dovrebbero essere pubblicati a novembre, promette il ministro dell’ambiente, Ségolène Royal, che ha previsto la creazione di 100 mila posti di lavoro nei prossimi tre anni nel settore della green economy. In questa fase, è previsto lo stanziamento di 10 miliardi di euro in aiuti di Stato sotto forma di crediti d’imposta, prestiti a tasso zero o bonus per incoraggiare l’efficientamento energetico degli edifici o la sostituzione di veicoli diesel con auto elettriche.

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