La pubblicazione del Dossier Ecomafia di Legambiente ha tracciato a suo tempo il profilo di un'Italia dove l'illecito ambientale non conosce confini. Per arrestare il problema Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente, ribadisce oggi la necessità di politiche di contrasto globalizzate
(Rinnovabili.it) – Pubblicato lo scorso giugno il “Rapporto Ecomafia 2010″:https://www.rinnovabili.it/ecomafia-2010-i-crimini-ambientali-non-conoscono-crisi-402988 di Legambiente è stato presentato oggi al Parlamento europeo di Bruxelles. Accanto al documento l’Associazione ha reso pubblico il lavoro svolto in 16 anni dall’Osservatorio Ambiente e Legalità, momento clou della conferenza del Gruppo Socialisti e Democratici riuniti in Parlamento per discutere su “La lotta alla criminalità organizzata e alle mafie: una sfida europea”.
Illegalità ambientali, quelle riconducibili all’Ecomafia, che non hanno risentito minimante della crisi economica che invece ha bloccato o rallentato alcuni dei settori trainanti dell’economia.
“Le mafie si sono globalizzate e insieme a loro anche le misure necessarie per contrastarle devono diventare globali e omogenee – ha dichiarato Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente, il cui intervento ha aperto i lavori della mattinata -. C’è bisogno di un fitto scambio di buone pratiche e di competenze e l’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente rappresenta la punta avanzata nella raccolta di dati e informazioni sul fenomeno delle ecomafie.”
Proseguendo Venneri ha voluto sottolineare l’importanza e il ruolo chiave che l’Europa può svolgere nel contrasto all’ecomafia sottolineando “E’ solo grazie all’Europa infatti che l’Italia sarà finalmente obbligata a inserire i reati contro l’ambiente nel proprio codice penale, grazie alla Direttiva 2008/99/ce che introduce finalmente nello spazio europeo la tutela penale dell’ambiente, prevedendo una cornice legislativa comune a tutti i Paesi membri. Il Parlamento italiano ha recepito questa direttiva lo scorso giugno, dando mandato al Governo di emanare un decreto legislativo per la definitiva ratifica, ma ancora siamo in attesa di capire come concretamente avverrà il recepimento. Ed è proprio perché non mancano rischi di un suo depotenziamento, in modo particolare nel nostro Paese, che chiediamo al Parlamento europeo di sorvegliare sugli Stati membri in questo senso. In questa attività di verifica, e ancora di più nelle azioni di contrasto dei traffici di oggi, – ha concluso il vicepresidente di Legambiente – è fondamentale, infatti, il ruolo degli organismi internazionali a cominciare dall’Unione Europea”.