Proroga di un anno per il nuovo sistema di incentivi (dal 2014), prezzo di ritiro dei CV all’85%, floor minimo per le aste, feed in premium e decreti entro sei mesi
(Rinnovabili.it) – Altro disco verde per le rinnovabili nostrane. Oggi la Commissione Industria del Senato ha approvato la proposta di parere sullo schema di decreto legislativo che recepisce la Direttiva europea 2009/28 e che il governo ha licenziato lo scorso dicembre. Un via libera con una trentina di condizioni e oltre quaranta osservazioni.
*Le condizioni* Palazzo Madama suggerisce la *proroga di un anno del nuovo meccanismo di incentivi* per gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2013 (anziché 2012), al fine di consentire ai potenziali investitori “una programmazione e realizzazione degli investimenti stessi in un arco temporale minimo adeguato rispetto alla definizione completa del quadro normativo e regolatorio”. Allo stesso modo, viene proposto un meccanismo di tipo *_feed in premium_* con una parte fissa e una variabile che segua l’andamento del prezzo del mercato dell’energia. Il *sistema delle aste* destinato agli impianti rinnovabili non inferiori a 5 MW (che Palazzo Madama chiede di innalzare a 10 MW), secondo la Commissione, invece dovrebbe prevedere un “_floor_ minimo al di sotto del quale le offerte al ribasso non potranno scendere”, individuato dal governo con apposito decreto del Mse su proposta dell’Authority dell’energia. Mentre sul fronte *Certificati Verdi* (CV) viene proposto di fissarne il *prezzo di ritiro all’85 per cento* (invece che al 70), per il *fotovoltaico con moduli a terra in aree agricole* la Commissione suggerisce una modifica al provvedimento governativo affinché il *rapporto tra potenza nominale e superficie del terreno non sia superiore a 200 kW per ettaro*, escludendo terreni marginali, incolti, abbandonati, aree industriali dismesse o inquinate, demanio militare e cave esaurite. Le rinnovabili poi dovrebbero beneficiare di incentivi basati su meccanismi di *project financing e tariffe premiali differenziate* in caso di aree coltivate di pregio. Per *contrastare fenomeni speculativi*, viene proposto che il soggetto “autorizzato a realizzare l’impianto debba corrispondere all’atto di presentazione della domanda un contributo variabile a seconda della tipologia e delle dimensione dell’impianto”, insieme ad “adeguate garanzie economico-finanziarie e tecniche alla realizzazione dell’impianto”. Per garantire il rispetto delle normative su ambiente, cultura, salute e pubblica incolumità, la Commissione suggerisce invece di modificare il decreto licenziato da Palazzo Chigi in modo che possano essere riferiti ad un unico impianto diversi progetti presentati dal “medesimo soggetto o su cui lo stesso soggetto ha la posizione decisionale dominante, collocati in aree confinanti”. Al governo viene chiesto, altresì, di definire un “ *burden sharing regionale* con l’obiettivo di responsabilizzare le Autorità locali nel raggiungimento dell’obiettivo nazionale al 2020 (17 per cento di energia da fonte rinnovabile, _ndr_ ), anche attraverso la previsioni di meccanismi premiali o sanzionatori per gli Enti territoriali in base al loro virtuosismo”, e di un sistema “basato su considerazioni tecniche, valutando le potenzialità di risorse e impieghi presenti sul territorio”. Secondo i commissari del Senato, l’emanazione dei decreti ministeriali necessari per l’attuazione del dlgs, dovrà avvenire entro sei mesi e non entro un anno come previsto dal provvedimento governativo.
*Le osservazioni*. All’Esecutivo la Commissione chiede, tra le altre cose, di valutare l’opportunità di includere tra i *beneficiari del bonus volumetrico* del 5 per cento (per nuovi edifici o ristrutturazioni che assicurino copertura dei consumi di calore, elettricità e raffrescamento superiore al 30 per cento), anche i *pannelli solari per acqua calda sanitaria*. Mentre per gli *edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti* – o nell’ipotesi di edifici di superficie netta calpestabile superiore a 1000 mq (per i quali si proceda alla ristrutturazione dell’impianto termico o della totalità dei singoli impianti termici), vengono caldeggiati requisiti di *copertura da fonti energetiche rinnovabili pari al 50 per cento* per la produzione di acqua calda sanitaria e una quota pari al 20 per cento per il fabbisogno relativo al riscaldamento e al raffrescamento. Per la *riduzione delle emissioni inquinanti*, il governo dovrà invece valutare l’opportunità di prevedere un meccanismo attraverso il quale i proventi derivanti dalle aste per l’acquisto di diritti di emissione di CO2 che si raccoglieranno dal 2013 vengano utilizzati per l’incentivazione delle fonti rinnovabili nel settore elettrico, al fine di garantire le risorse necessarie ad assicurarne lo sviluppo futuro contenendo, al contempo, l’onere gravante sul consumatore finale.