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Dopo la cenere, il Vulcano islandese Eyjafjöll porterà in Europa l’elettricità

Realizzare il cavo elettrico più lungo del mondo per portare il proprio surplus energetico nel Vecchio continente. Una mossa che secondo gli analisti fornirebbe il 10% del PIL dell’Islanda

(Rinnovabili.it) – Tutti ricordano ancora la spettacolare e problematica eruzione del vulcano Eyjafjöll del 2010 la cui nube di ceneri paralizzò completamente il traffico aereo di alcuni paesi dell’Europa centro-settentrionale per un lungo lasso di tempo. Ora per Eyjafjöll è arrivato il momento del riscatto. Il vulcano, ancora oggi geotermicamente attivo, potrebbe infatti ‘partecipare’ a un innovativo progetto nel settore delle fonti rinnovabili. A spiegare l’iniziativa nei dettagli è stato in questi giorni il “ministro dell’Industria islandese”:https://eng.idnadarraduneyti.is/, Katrin Juliusdottir.
La nazione sta conducendo uno studio di fattibilità dedicato alla costruzione di *cavo di alimentazione di 1.170 km* che porti il surplus di energia green islandese fino in Scozia. Il progetto si focalizzerà su *18 TWh di energia idroelettrica e geotermica* – anche proveniente dall’area dell’Eyjafjöll – potenzialmente producibili; un quantitativo sufficiente ad alimentare 5 milioni di case europee.
“Gli islandesi convivono con terremoti e attività vulcanica, ma il vantaggio è che ora siamo in grado di monetizzare questa energia”, ha spiegato a Bloomberg Valdimar Armann, economista manager di GAMMA. Armann stima, che le esportazioni annuali di energia pulita potrebbe raggiungere circa un decimo del PIL nazionale. Aumentare le entrate della Nazione è ovviamente il fine ultimo dal momento che il crollo delle due banche principali (Landsbanki e Glitnir) e le difficoltà della Kaupthing Bank hanno finanziariamente messo in ginocchio il paese. Divenire il forte esportare d’energia per il Vecchio Continente, concorrenza della Danimarca e della Svezia permettendo, sarebbe senza dubbi la mossa giusta soprattutto considerando che il governo stima che in Islanda *il 75 per cento dell’energia potenziale* non è ancora stato sviluppato.

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