Il target nipponico è molto lontano da quelli proposti da altri grandi paesi industrializzati, nonostante il Paese del Sol Levante sia oggi il quinto più grande emettitore di gas ad effetto serra
(Rinnovabili.it) – Il Giappone è un po’ più vicino alla formalizzazione del suo impegno nazionale nella lotta climatica globale. Dopo il rapporto diffuso lo scorso 9 aprile, il governo ha annunciato oggi di voler puntare ad una riduzione del 26% dei gas serra entro il 2030; peccato che i livelli di riferimento da cui far partire la sforbiciata siano quelli del 2013. D’altra parte, nonostante manchino ancora l’appello gli impegni sul clima della maggior parte di Paesi, una cosa è stata chiara fin da subito: la mancanza di omogeneità e standardizzazione nell’approccio al problema. Ogni potenza economica e nazione, a prescindere dal proprio sviluppo tecnologico o contributo effettivo alle emissioni globali, sta agendo in maniera differente negli INDCs.
Il target nipponico, ad esempio, è molto lontano da quelli proposti da altri grandi paesi industrializzati, nonostante il Paese del Sol Levante sia oggi il quinto più grande emettitore di gas ad effetto serra. Come paragone si pensi all’UE-28 che, seppure meno ambiziosa di quanto ci si sarebbe aspettato (e forse pilotata dalle lobby energetiche), ha fissato il suo obiettivo di riduzione al 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. O agli Stati Uniti che cercheranno di raggiungere un taglio tra il 26-28 per cento entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005.
Alle prime critiche avanzate, un funzionario del ministero dell’Ambiente ha velocemente replicato che l’obiettivo non teme confronti: “Non è per niente facile ridurre il 26 per cento in 15 anni”, ha spiegato alla stampa.
Il governo ha deciso di scegliere il 2013 come base del calcolo dal momento che è proprio da quell’anno che sono aumentate maggiormente le emissioni, dopo la chiusura delle centrali nucleari. E non è un mistero che per raggiungere la meta sopracitata, la nazione punterà soprattutto sul nucleare, che, secondo i piani governativi dovrebbe rappresentare il 20-22 per cento della produzione totale di energia elettrica del Paese al 2030. Il primo ministro Shinzo Abe prevede di finalizzare l’obiettivo numerico il più presto possibile al fine di poterlo presentare al vertice del G7 in programma a giugno in Germania.