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ISPRA, calano i rifiuti pericolosi ma sale il quantitativo totale

Un'Italia attenta alla produzione di rifiuti speciali che però fa registrare un aumento del quantitativo totale da gestire quella fotografata dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

(Rinnovabili.it) – L’Italia si dimostra più attenta: cala infatti la produzione di rifiuti pericolosi con quasi 70 mila (-0,6%) tonnellate in meno registrate nel periodo tra il 2007 ed il 2008 ma cresce il quantitativo di rifiuti totali, che segna +1,6 milioni di tonnellate per un totale di 138,7 milioni (rifiuti non pericolosi 72,4 milioni di tonnellate, pericolosi 11,3 milioni di tonnellate, settore costruzioni e demolizioni 55 milioni).
I dati, contenuti nel “Rapporto Rifiuti Speciali dell’ISPRA – Edizione 2010”:https://www.isprambiente.gov.it/site/it-IT/Pubblicazioni/Rapporti/Documenti/rapporto_125_2010.html*, sono stati presentati ieri a Roma dal presidente prof. Bernardo de Bernardinis e dal Direttore Generale dell’Istituto.
Proviene dall’industria manifatturiera, in particolar modo dal settore chimico e dall’industria metallurgica rispettivamente il 69,8% e il 19,6% il maggior quantitativo di rifiuti pericolosi, nello specifico si parla di quasi 6,1 milioni di tonnellate equivalenti al 53,8% del totale rifiuti speciali pericolosi accumulati nel 2008. A seguire il “trattamento rifiuti” con il 19,9% della produzione di materiali da smaltire e le attività di servizio, commercio e trasporti con un contributo del 19,1%.

Recupero, smaltimento e recupero di energia le attività che hanno caratterizzato la gestione dei rifiuti raccolti con numeri particolarmente positivi per quanto riguarda il recupero dei metalli, classificati come R4, con oltre 788 mila tonnellate seguito dal “recupero di sostanze organiche” R3 (322 mila tonnellate), “inorganiche” R5 (235 mila tonnellate) e dalla “rigenerazione dei solventi” R2 (168 mila tonnellate); il trattamento chimico fisico (D9), con oltre 7 milioni di tonnellate, la discarica (694 mila) e l’incenerimento (445 mila) risultano le operazioni di smaltimento più utilizzate.
Per quanto riguarda i *rifiuti non pericolosi*, aumentati dell’1,3% rispetto ai dati registrati nel 2007, provengono soprattutto dai settori “Costruzioni e Demolizioni” (C&D) e “Attività Manifatturiere” per il 44,7% e il 34,4% circa, rispetto al totale prodotto con un alto tasso di recupero dei materiali (56,4% dei rifiuti speciali – pari ad un quantitativo di 73,9 milioni di tonnellate) anche se rimangono alti i livelli di smaltimento in discarica, che ammontano a oltre 16 milioni di tonnellate.
Tra i *rifiuti solidi urbani e speciali* esportati all’estero, con particolare frequenza ed intensità in Germania, si raggiungono invece i 2,4 milioni di tonnellate di cui 1 milione sono considerati pericolosi e 1,4 milioni non pericolosi.
Per quanto riguarda l’Italia nel 2008 i dati confermato l’importazione, soprattutto dalla Germania, di rifiuti pericolosi per un totale che supera 2,2 milioni di tonnellate, di cui 28mila rappresentate da rifiuti pericolosi che provengono dai comparti costruzione e demolizione. Nel rapporto vengono inoltre elencati i numeri dei RAEE, i rifiuti elettrici ed elettronici con una gestione che nell’anno di riferimento è di circa 409mila tonnellate, registrando un +17% rispetto al 2007 tra RAEE domestici e professionali.

Largo spazio è stato dato anche al monitoraggio di *veicoli fuori uso* dimostrando che i numeri sono andando migliorando ma rimangono ancora in numero troppo elevato, oltre 1300 unità, con livelli di riciclaggio e recupero che risultano soddisfacenti e in crescita. Nel dettaglio, si legge nel comunicato “la percentuale di reimpiego e riciclaggio raggiunge l’84,3% del peso medio del veicolo, superando, anche se con 2 anni di ritardo, il target dell’80% fissato nel 2003. Anche il recupero totale (riciclaggio+quota avviata al recupero di energia), essendo pari all’87,1% del peso medio del veicolo, appare al di sopra dell’obiettivo (85%) previsto per il 2006”.