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Sindrome Nimby, impianti rinnovabili nell’occhio del ciclone

Tra le istallazioni che gli italiani non vorrebbero veder realizzate nei pressi delle loro abitazioni spiccano gli impianti per la produzione di energia da fonte alternativa. La causa? Per il Presidente di Legambiente tutto dipende dalle campagne pro nucleare

(Rinnovabili.it) – Sarebbero la falsa campagna mediatica sul prezzo elevato delle rinnovabili e le parole a favore del nucleare la vera causa che sta spingendo gli italiani a non accettare pacificamente impianti per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili nei pressi delle proprie abitazioni. Conosciuto come _Sindrome Nimby,_ il rifiuto per le nuove istallazioni ha portato a 320 i casi di non-accettazione rilevati nel corso del 2010, con un aumento del 13,1% rispetto all’anno precedente e soprattutto a danno di nuovi impianti energetici a basse emissioni, grandi e piccoli.
Un fenomeno il Nimby, particolarmente presente nelle regioni del nord-ovest e del nord-est dove si registra il 50% dei casi mentre al centro e al sud si registra il 25% degli eventi.
Il settore maggiormente contestato? Il comparto elettrico (58%) per poi passare ai rifiuti con il 32,5%, infrastrutture 5,3% e impianti industriali 4,1%. Ma il dato che spaventa maggiormente riguarda un 85% degli impianti elettrici contestati, ossia strutture per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili con un aumento riguardante il settore della biomassa, degli impianti eolici, fotovoltaici e idroelettrici.

Numeri che confermano la preoccupazione che anche gli impianti per la produzione di energia pulita siano ormai frutto di numerose contestazioni, come sottolineato anche dal presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, intervenuto al Nimby Forum tenutosi oggi a Roma. “L’indagine del Nimby Forum ha il pregio di registrare l’evoluzione della percezione dei problemi ambientali in Italia a scala locale. Ma non sempre la percezione coincide con la realtà. Credo, infatti, sia chiaro a tutti che il principale problema ambientale italiano non possa essere rappresentato dagli impianti per le fonti rinnovabili”. “Il fenomeno delle proteste territoriali – ha continuato Cogliati Dezza – ha trovato nutrimento nella campagna mediatica condotta dal governo a favore del nucleare, con le bugie sui costi delle rinnovabili in bolletta. Contro le fonti pulite si sono schierati, infatti, i paladini dell’atomo, mentre sarebbe lungimirante e positivo operare a sostegno delle rinnovabili, dando certezze a imprese, cittadini, enti locali, per sviluppare innovazione e qualità nel territorio, e consentire in poco tempo di raddoppiare gli attuali 120 mila occupati nel settore. Per questo chiediamo al governo un impegno preciso in questa direzione, a cominciare da una modifica al Decreto Romani che ha, di fatto, frenato e tolto ogni certezza agli investimenti, introducendo un tetto alla crescita delle rinnovabili e una revisione degli incentivi che complica gli interventi”.
“La responsabilità delle contestazioni dei cittadini poi – ha aggiunto Cogliati Dezza – va addebitata anche a chi non ha fatto nulla per garantire la correttezza delle realizzazioni di questo tipo di impianti. Molte proteste si sarebbero potute evitare se il governo e le Regioni avessero approvato nei tempi giusti linee guida certe e condivise. Lo stop alla campagna mediatica pro nucleare condotta dal Governo a colpi di bugie sui costi delle rinnovabili in bolletta, insieme alla realizzazione di un quadro normativo chiaro ed esauriente per la realizzazione degli impianti, – ha concluso Cogliati – sono gli ingredienti per la ricetta risolutiva dei contrasti territoriali”.