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Gli OGM americani all’assalto dell’Africa

Solo 7 Paesi hanno una legislazione in materia di OGM. Ecco perché l’Africa rappresenta una miniera d’oro per le multinazionali del biotech

Gli OGM americani all’assalto dell’Africa-

 

(Rinnovabili.it) – Agenzie statunitensi, donatori come la Fondazione Gates e la multinazionale Monsanto stanno facendo pressioni sugli Stati africani, finora riluttanti ad accettare sementi e prodotti OGM. Ad accendere un faro sul lavoro di lobby dei colossi del biotech è un rapporto di Friends of the Earth, intitolato “Who benefits from gm crops?”, che indaga l’espansione dell’agribusiness nel Continente nero. Gli USA, principali produttori di colture geneticamente modificate, sono alla ricerca di nuovi mercati. La strategia dell’amministrazione Obama è  offrire aiuto ai Paesi africani nella definizione delle loro leggi sulla biosicurezza, con il fine di promuovere gli interessi delle proprie multinazionali.

Il rapporto mostra come Monsanto influenzi la legislazione dei governi, ottenga l’approvazione per i suoi prodotti e apra la strada al suo mais transgenico.

 

Finora, solo quattro Stati dell’Africa hanno spalancato la porta alle colture geneticamente manipolate: Burkina Faso, Egitto, Sudafrica e Sudan. Ma a differenza dell’Europa, dove le leggi sulla biosicurezza sono in vigore da anni, la maggior parte dei governi africani non ha ancora regolamenti in materia di OGM. Al momento solo sette Paesi hanno una legislazione in merito, e questo vuoto normativo è un boccone prelibato per le corporation.

«I governi africani dovrebbero proteggere i loro cittadini e rispettare i loro diritti. Stiamo parlando del cibo di milioni di africani. Quindi non è solo necessario stabilire meccanismi di controllo, ma vietare gli OGM in ogni Stato», ha detto Liliane Spendeler, direttore di Friends of the Earth.

 

Contraria alle ingerenze degli Stati Uniti anche Haidee Swanby, esperta del Centro africano per la Biosicurezza e autrice del rapporto: «Gli agricoltori sudafricani hanno oltre 16 anni di esperienza nella coltivazione di mais, soia e cotone transgenici. Tuttavia la promessa che questi organismi sarebbero stati la chiave per la sicurezza alimentare non si è materializzata. In realtà, i livelli di sicurezza alimentare sono in declino: quasi la metà della popolazione vive in carenza di cibo, anche se il Sudafrica esporta grano. L’esperienza del Sudafrica conferma che le colture geneticamente modificate possono portare benefici solo ad un piccolo numero di agricoltori facoltosi, oltre che, naturalmente, alle aziende che hanno introdotto i semi sul mercato. La stragrande maggioranza degli agricoltori africani sono però piccoli proprietari, che non possono permettersi di testare semi con un prezzo elevato, che hanno bisogno di pesticidi e fertilizzanti sintetici e prodotti chimici».