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La Bulgaria minaccia nuovi tagli al fotovoltaico

Da territorio fertile per i finanziamenti al fotovoltaico a paese che teme lo stallo delle rinnovabili. La nuova legge energetica della Bulgaria potrebbe arrestare gli investimenti green

(Rinnovabili.it) – Dopo la presentazione del disegno di legge relativo alle energie rinnovabili sulla Bulgaria sta pendendo la minaccia di un calo degli investimenti che ammonterebbe al 30% e dello stallo dell’industria. Le riduzione del FiT fanno però parte di un regime di tagli più ampio, introdotto a suo tempo per aiutare il paese a rispettare gli obiettivi europei fissati al 2020.
La dibattuta legislazione vedrebbe l’assegnazione dei sussidi al momento del completamento del progetto piuttosto che al momento della concessione dei permessi di realizzazione del nuovo impianto, una mossa che, secondo l’industria, potrebbe scoraggiare consumatori e finanziatori.
Riepilogando le tariffe annuali al fotovoltaico dovrebbero essere fissate entro il mese di giugno, con la previsione di un taglio del 30%, mentre le altre modifiche riguarderanno la riduzione della durata del contratto di acquisto da 25 a 20 anni e l’obbligo di una imposta anticipata del valore di 37mila dollari, ovvero 25mila euro, per ogni MW istallato.

Negli ultimi anni una legislazione favorevole e l’alto irraggiamento del territorio hanno reso la Bulgaria un territorio attraente per gli investitori, condizione che ha portato il paese a raggiungere una potenza istallata che, alla fine del 2010, contava 21 MW di potenza istallata, sviluppo che è stato indebolito dalle attuali scelte energetiche del governo.
“Abbiamo perso due anni sperando che questo governo supportasse lo sviluppo delle energie rinnovabili. Quello che vediamo ora è che la nuova legge vuole di chiudere la porta ai nuovi progetti”, ha detto Nikola Gazdov, presidente della Bulgarian Photoltaic Association. Di contro il governo ha dichiarato di aver optato per i cambiamenti sopra descritti ritenendoli una misura necessaria alla riduzione parziale della crescita esponenziale che stava interessando i nuovi impianti ritenendoli una minaccia per la rete elettrica nazionale, non idonea a supportare la nuova generazione di elettricità, tutelando al contempo il consumatore da eventuali rincari dovuti alla concorrenza sleale tra gli operatori del settore.