Otto casi studio per valutare se l'intermittenza delle fonti energetiche rinnovabili sarà in grado di garantire la futura sicurezza dell'approvvigionamento energetico
(Rinnovabili.it) – La produzione di energia da fonte eolica e solare è cresciuta notevolmente per almeno cinque anni – una tendenza che deve continuare se si vuole garantire un mix energetico più sicuro, diversificato e sostenibile. Il World Energy Outlook della IEA, per esempio, prevede che il 45% della fornitura globale di energia elettrica dovrà provenire da fonti rinnovabili entro il 2035 con il livello di biossido di carbonio nell’atmosfera limitato a 450 parti per milione – in linea con l’obiettivo globale di limitare l’aumento della temperatura a non più di 2° C. In linea con questo scenario, circa il 17% dell’energia elettrica dovrebbe provenire da fonti rinnovabili variabili.
Nel documento sono contenuti i suggerimenti utili al raggiungimento degli obiettivi energetici, valutati basandosi sulla consapevolezza dell’intermittenza della generazione di energia da fonte alternativa non fossile cercando così di fornire uno strumento per la valutazione della quota massima di energia ottenibile dalle fonti rinnovabili a dimostrazione che l’energia _low carbon_ può tranquillamente supplire all’aumento e alla variabilità della domanda valutandone la disponibilità attraverso l’applicazione del *metodo FAST* (Flexibility Assessment) che valuta la flessibilità delle diverse risorse intesa come cambiamento della produzione o del consumo e che dimostra che ogni regione ha concretamente le risorse tecniche per bilanciare quote consistenti di energia rinnovabile variabile.
*LA VARIABILITA’ NON E’ UN OSTACOLO* – Il range di potenza evidenziato nei casi di studio va da un minimo del 19% registrato in Giappone al massimo della Danimarca equivalente al 63%, ma la IEA ha valutato anche le risorse delle Isole Britanniche (Gran Bretagna e Irlanda) dove ha evidenziato un 31%, la penisola iberica (Spagna e Portogallo) col 27%, il Messico 29%, il Nordic Power Market (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia) col 48%, l’Interconnessione Occidentale degli Stati Uniti col 45%, e lo spazio gestito dal New Brunswick System Operator nel Canada orientale per il 37%.
“Mentre alcune zone sono chiaramente più flessibili rispetto ad altre, tutte le aree di alimentazione esaminate indicano che l’incremento del potenziale tecnico per il bilanciamento variabile dell’energia rinnovabile in uscita esiste, più di quanto si pensi”, ha detto Richard Jones, vicedirettore esecutivo dell’AIE. “I risultati di questi studi dimostrano che la variabilità non deve essere un ostacolo alla distribuzione” ha specificato Jones ricordando che “fino a quando i sistemi di potere e i mercati sono correttamente configurati in modo da poter ottenere il miglior uso delle proprie risorse flessibili, ampie percentuali di fonti rinnovabili variabili sono del tutto ammissibili dal punto di vista del bilanciamento.”