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Reati ambientali: l’aut-aut di Bruxelles a Italia e altri 11 Stati

La Commissione Europea interviene oggi per sollecitare i ritardatari ad attuare la direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell'ambiente e sull’inquinamento provocato dalle navi

(Rinnovabili.it) – Tirata d’orecchie per dodici Stati membri dell’Unione che, a distanza di oltre 5 mesi dal termine ultimo, si trovano ancora senza la norma di recepimento di due importanti direttive europee sul fronte ambientale. La norma _2008/99/CE_ *sulla tutela penale dell’ambiente* e la _2009/123/CE_ *sull’inquinamento provocato dalle navi* (che modifica la direttiva 2005/35/CE) dovevano essere incluse negli ordinamenti nazionali rispettivamente entro il 26 dicembre e il 16 novembre 2010; un obbligo tuttavia a tutt’oggi rimasto inevaso in 12 paesi.
Nel dettaglio, la direttiva 2008/99/CE obbliga a prevedere misure di diritto penale che rendano perseguibili violazioni gravi della normativa ambientale ed elenca le violazioni da considerare reati *in tutti gli Stati membri*, tra cui la spedizione illegale di rifiuti e il commercio di specie protette. Mancano all’appello Cipro, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Malta, Portogallo, Romania e Slovenia a cui la Commissione europea ha dato due mesi per recuperare il ritardo prima di adire sulla questione la Corte di giustizia Ue.
Stesso trattamento per gli otto paesi – Repubblica ceca, Finlandia, Grecia, Italia, Lituania, Portogallo, Romania e Slovacchia – che non hanno rispettato singole norme parte di un pacchetto normativo mirato a potenziare la sicurezza marittima e prevenire l’inquinamento causato dalle navi. La direttiva in questione (2009/123/CE) impone agli Stati membri di considerare un reato *i casi gravi di scarico illecito di sostanze inquinanti effettuato dalle navi* e di punire gli eventuali crimini con “sanzioni penali efficaci, proporzionate e dissuasive”.