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Osservatorio Meteorologico Romano: ieri, oggi e, per fortuna, domani

Ben 250 anni di storia climatica italiana sono racchiusi nello storico archivio romano. La responsabile dell’Unità CMA spiega l'importanza dei dati meteo raccolti e come è cambiato il clima in questo lasso temporale

L’Osservatorio “Collegio Romano” è uno fra i più antichi osservatori meteorologici esistenti oggi in Italia ed ha sede, fin dalla sua fondazione nel 1788, presso la Torre Calandrelli nel pieno centro della città di Roma. Nel 1876, all’indomani dell’Unità d’Italia, l’Osservatorio entrò a far parte della prima rete nazionale di stazioni meteorologiche gestite dall’allora nascente Regio Ufficio Centrale di Meteorologia, di cui, oggi, l’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicate all’Agricoltura (CMA) è l’erede diretta. E dal 1879 l’Unità CMA ha occupato ininterrottamente la sede storica presso il Collegio Romano, svolgendo un’attività quotidiana di rilevazione ed interpretazione dei dati meteorologici relativi a temperatura, eliofania, radiazione globale, pressione barometrica, umidità relativa, precipitazione, vento, e recentemente anche alla quantità e qualità dei pollini presenti in atmosfera. Al grande valore scientifico dell’Osservatorio “Collegio Romano”, da cui sono passati, tra gli altri, scienziati illustri come Galileo Galilei, padre Angelo Secchi ed Enrico Fermi, si aggiunge l’enorme valore storico-culturale della Biblioteca e della collezione di antica strumentazione meteorologica e sismica che esso ospita; la Biblioteca, nota come *Biblioteca Centrale della Meteorologia Italiana,* ha un patrimonio librario di 15.000 testi di meteorologia e geofisica, rari e di pregio, in alcuni casi risalenti al ‘500, dichiarato _bene immobile dello Stato_ nel 1998, mentre la collezione degli strumenti di misura vanta pezzi molto rari e offre un ampio panorama sulla storia della geofisica in Italia degli ultimi 3 secoli.
Nonostante il notevole prestigio e il grande patrimonio storico-scientifico in essa custodito, all’inizio dell’autunno la sede storica di Torre Calandrelli è stata minacciata di chiusura e trasferimento. I fatti: il 27 settembre 2010 il Consiglio per la Ricerca e per la Sperimentazione in Agricoltura (CRA), a seguito del taglio dei finanziamenti per la ricerca, dispone il trasferimento dell’Unità CMA in altra sede entro la fine del 2010. I locali dell’Osservatorio però sono in uso gratuito e il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali è formalmente impegnato a sostenere tutte le spese di gestione, quindi la chiusura della sede ha un significato economico decisamente poco rilevante.

D’altro canto però questa decisione pende come una spada di Damocle sulla continuità delle osservazioni meteorologiche del Collegio Romano iniziate nel ‘700 e sulla tradizione storica e scientifica dell’Unità CMA nel settore della meteorologia e della climatologia, riconosciuta a livello internazionale, strettamente legata ai luoghi fino ad oggi occupati. Soprattutto l’ipotesi di chiusura e trasferimento pone un grosso punto di domanda e relativa incertezza sulla collocazione della Biblioteca, dell’Archivio storico, della collezione di antichi strumenti sismici e meteorologici presenti nella Torre. Vale a dire che i preziosissimi testi e strumenti corrono il rischio di essere impacchettati in scatoloni e relegati in scantinati in attesa di nuova sede per chissà quanto tempo. Metà novembre 2010: fortunatamente il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in seguito all’appello accorato dell’Unità CMA, di cui la *Dott.ssa Franca Mangianti* è la responsabile, della Società Meteorologica Italiana onlus e di varie associazioni meteo italiane, ha preso la decisione di non trasferire dalla Torre Calandrelli il patrimonio scientifico e culturale in essa custodito.
Questo ci consente di tirare un bel sospiro di sollievo! Approfittiamo però dello sventato pericolo per chiedere alla Dott.ssa Mangianti di spiegarci l’importanza dell’archivio storico di dati meteo che raccontano circa 250 anni di storia climatica italiana, come è cambiato il clima in questo lasso temporale e le tappe salienti della vita dell’Osservatorio nella sua sede storica di Torre Calandrelli.

*_Dott.ssa Mangianti ci potrebbe raccontare come è nato l’Osservatorio e l’importanza della figura di padre Angelo Secchi nel suo sviluppo scientifico?_*
L’Osservatorio del Collegio Romano, già attivo nel 1572 come testimoniano gli studi dell’astronomo Clavio sulla supernova nella costellazione di Cassiopea, nasce come luogo sia di osservazioni dei fenomeni celesti che atmosferici. Circa due secoli dopo, nel 1782, l’Osservatorio del Collegio Romano divenne Osservatorio Meteorologico e le relative osservazioni, fino ad allora saltuarie e discontinue, furono eseguite in maniera sistematica. Nel 1789 l’abate Giuseppe Calandrelli, astronomo e matematico, fu il primo direttore dell’Osservatorio, e quasi un secolo dopo, nel 1852 (fino al 1876) ne assunse la direzione *Padre Angelo Secchi,* insigne astronomo, astrofisico sismologo, meteorologo e climatologo, nonché scienziato più che moderno con intuizioni che ancora oggi sono di grande attualità. Tra il 1857 e il 1866, padre Angelo Secchi mise a punto una “macchina registratrice” capace di registrare in forma grafica, su fogli di carta quadrettata, l’andamento della pressione, della temperatura, dell’umidità dell’aria, della forza e direzione del vento e della quantità di pioggia. Tale sofisticatissimo strumento, battezzato “Meteorografo”, rappresenta uno dei più rilevanti strumenti scientifici realizzati in Italia durante il XIX secolo, ed ha funzionato anche presso l’Osservatorio del Collegio Romano fino al 1880, anno in cui fu definitivamente dismesso. I sensori della stazione attuale, al fine di perseguire la massima omogeneità possibile dei dati rilevati con la serie storica delle misurazioni effettuate in passato, sono stati collocati nelle stesse posizioni di questa preesistente strumentazione meccanica. Padre Angelo Secchi rappresenta una figura di grande rilevanza sia nella storia dell’Osservatorio del Collegio Romano ma anche dell’intera meteorologia italiana.

*_I dati meteorologici raccolti dall’Osservatorio negli ultimi 200 anni per la città di Roma che quadro climatico ci presentano?_*
Il fenomeno delle anomalie climatiche registrate negli ultimi 20 anni in ogni angolo della Terra non può essere analizzato compiutamente da punti di vista parziali quali le rilevazioni di una singola stazione meteorologica, come l’Osservatorio del Collegio Romano. Tuttavia, se la serie storica dei dati analizzati è sufficientemente lunga, come nel caso presente in cui le osservazioni meteorologiche coprono un arco temporale di più di 2 secoli, anche a livello locale possono emergere dati interessanti ed eventuali “tendenze” in atto. Come ci dimostra il grafico sottostante dove in giallo sono rappresentate le temperature medie dal 2000 al 2009 e in rosso è indicato il valore di temperatura media per l’arco temporale 1862-2000, notiamo che la *temperatura media annua degli ultimi 10 anni è aumentata di 0.6°C,* in perfetta sintonia con quanto accaduto nel resto del globo.

Esaminando i valori dei dieci anni più caldi a Roma nel periodo 1862-2003 si ha al primo posto il 2003 con una media annua di 17.6°C, seguito dal 1994 (17.3°C), dal 2000, 2001 e 2002 (tutti e tre con 17.2°C), dal 1997 e dal 1961 (17.1°C), dal 1992 e dal 1990 (16.9°C) e dal 1999 (16.8°C). Risulta evidente che, fatta eccezione per l’anno 1961, tutti i rimanenti anni sono successivi al 1990; ricordiamoci però che stiamo parlando di un aumento di 0.6°C su 2 secoli.
Per quel che riguarda le precipitazioni a Roma abbiamo che nel periodo 2000-2009, 6 annate su 10 hanno avuto precipitazioni al di sotto della media del periodo 1862-2000 (766 mm), mentre il numero di giorni piovosi risulta mediamente simile (102 giorni); oltre ad una tendenza verso una diminuzione della quantità annuale di pioggia, come risulta dal grafico riportato, sono però aumentati l’intensità ed il numero degli eventi estremi.
Molti ad esempio ricorderanno nel 2008 la straordinaria piena del Tevere a Roma, verificatasi in seguito ad un’estate ed un inizio di autunno trascorsi all’insegna della siccità (46 giorni consecutivi con assenza totale di pioggia) e ad un inverno molto piovoso (ad ottobre, novembre e dicembre caddero rispettivamente 128, 142 e 230 mm di pioggia).

*_Questi dati quindi possono confermare il trend di cambiamenti climatici e di surriscaldamento globale?_*
Bisogna precisare che le temperature terrestri sono da sempre oscillanti tra fasi di riscaldamento e fasi di raffreddamento; ciò che potrebbe non essere conforme ad un fenomeno ciclico naturale è la durata dei suddetti cicli e l’arco temporale in cui si registrano gli aumenti e gli abbassamenti di temperatura. Per essere chiari: oggi i modelli climatici più avanzati dipingono uno scenario di aumento di 2-3°C delle temperature medie annue nei prossimi 30 anni. I dati della serie storica dell’Osservatorio invece ci dicono che negli ultimi 200 anni la temperatura è aumentata a Roma, così come in generale in molte altre zone, di circa 0.6°C. Quindi confrontiamo un arco temporale di 2 secoli contro uno di 30 anni, il ché vuol dire che il gradiente con cui le temperature potrebbero crescere nei prossimi decenni è molto più ripido di quanto registrato fino ad ora. Inoltre gli stili di vita attuali, il costante aumento di gas serra, il consumo di materie fossili, sono parametri che fino al secolo scorso avevano un peso molto limitato e non erano in grado di modificare pesantemente il clima stesso. Ad esempio l’11 giugno 1865, parlando del clima di Roma presso l’Accademia dell’Arcadia, Padre Angelo Secchi disse:
_“Il clima di Roma di sua natura è eccellente e privilegiato dalla natura…..limpido è il suo cielo, la temperatura moderata……..Roma essendo posta a poca distanza dal mare ha predominante il clima continentale, ma non tanto che non senta anche dei vantaggi del clima marittimo……Rara è la nebbia, frequenti ed in generale ben distribuite le piogge”._
A distanza di un secolo e mezzo, alla luce delle osservazioni che giornalmente sono effettuate sempre nello stesso luogo, la descrizione climatica resa da Padre Secchi risulta ancora valida. Vedremo se tra 30 anni i dati che raccogliamo quotidianamente sulla situazione meteo della città di Roma saranno in linea con lo scenario di riscaldamento globale descritto dai modelli matematici!