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Teleriscaldamento a temperatura ambiente, il futuro è a Bolzano

Al via all’EURAC la ricerca sulla tecnologia di teleriscaldamento che, lavorando a temperature tra i 10 e i 20 gradi, consente di sfruttare anche il calore di scarto da supermercati e industrie

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(Rinnovabili.it) – A Bolzano il futuro del teleriscaldamento è già arrivato e si chiama FLEXYNETS. E’ questo infatti il nome del progetto europeo da 2 milioni di euro che svilupperà, dimostrerà e implementerà una nuova generazione di reti intelligenti di riscaldamento e raffreddamento che riducono le perdite di trasporto lavorando a livelli di temperatura “neutrali”. Finanziata dal programma europeo di ricerca Horizon2020, l’iniziativa riunirà partner provenienti da Italia, Spagna, Germania e Danimarca; sotto la guida e il coordinamento dell’EURAC, il progetto affronterà di petto quelli che sono oggi i problemi del teleriscaldamento: perdite significative di calore; potenziale inesplorato di integrazione delle diverse fonti di energia disponibili (ad esempio, le energie rinnovabili e recupero di calore) e alti costi di avviamento.

 

Le attività sono state avviate formalmente all’Accademia europea di Bolzano ieri, nel corso del kick-off meeting del progetto. L’obiettivo che dovrà essere raggiunto nei prossimi tre anni dai partecipanti e soprattutto all’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’Eurac, è quello di realizzare una rete di teleriscaldamento e teleraffrescamento che lavori a temperatura ambiente (dai 10°C ai 20°C), anziché intorno ai 90°C come avviene attualmente. Questo permetterà di impiegare anche l’energia fornita da attività che solitamente rilasciano calore di scarto in atmosfera, come ad esempio, dalle macchine frigorifere di supermercati e magazzini frutta, e da diversi processi industriali. “L’idea è quella di sviluppare il teleriscaldamento e teleraffrescamento del futuro. Un sistema che non va a sostituirsi ma a integrarsi con quelli attuali e che permetterà di sfruttare insieme al calore generato, ad esempio, dai termovalorizzatori anche quello prodotto da processi diffusi nel tessuto cittadino e solitamente scartato,” spiega Roberto Fedrizzi, ricercatore dell’Istituto in una nota stampa.

Le prime valutazioni effettuate stimano che l’impiego di teleriscaldamento a “temperatura ambiente” permetta di ridurre il consumo di energia per il riscaldamento degli edifici e dell’acqua sanitaria dell’80% e del 40% per il raffrescamento.

 

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Il progetto prevede una prima fase di sviluppo in cui si realizzerà all’interno del parco tecnologico di Bolzano un laboratorio esterno e una mini-rete di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Dal 2017 partirà la fase di test, simulando strategie di controllo e i diversi scenari di utilizzo. Quindi il progetto prevede lo sviluppo di politiche che incentivino l’utilizzo di fonti di calore di scarto e che favoriscano l’integrazione di questa nuova tecnologia nei sistemi cittadini già in funzione.