L'Unione europea può solo integrare un 40% di elettricità solare ed eolica entro il 2050. Ma per raggiungere questo percentuale occorreranno investimenti infrastrutturali di 25 miliardi l'anno
(Rinnovabili.it) – Nella strategia energetica disegnata da Bruxelles per il medio-lungo termine, gli obiettivi verdi occupano un spazio di primo piano. Ma i target ambiziosi devono affrontare sfide non indifferenti, prima fra tutte la questione della connessione dei nuovi impianti rinnovabili alla rete infrastrutturale dei vari stati membri. Secondo “Assessment of the Required Share for a Stable EU Electricity Supply until 2050”, studio redatto dal gruppo olandese Ecorys Nederland BV, con la collaborazione di Energy Research Centre dei Paesi Bassi, eolico e fotovoltaico non potranno superare la barriera del 40% in termini di penetrazione sul territorio comunitario, a meno che non si proceda con “ulteriori e costose misure di prevenzione per garantire la stabilità del sistema”. Il rapporto sostiene che ciò sia dovuto alle attuali carenze nelle reti elettriche e nei sistemi di controllo dei Ventisette, che hanno riferito diversi problemi nel gestire le fonti di energia “intermittente”.
Secondo il documento, “se la spesa per l’integrazione della produzione solare ed eolica si dovesse limitare a circa 25.000 milioni di euro l’anno, non si potrà fornire un contributo alla domanda elettrica europea superiore al 40%”. Tuttavia, l’inclusione di altre fonti rinnovabili come il solare termico con accumulo, la biomassa e la geotermia, consentirebbe di puntare ad un buon 80% di energia elettrica green nel mix europeo. In termini di costi, se si volesse raggiungere una quota del 50% gli investimenti salirebbero a 50 miliardi e addirittura a 200 miliardi l’anno per integrare in rete il 70% di fonti intermittenti.