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La geotermia del Kenya apre le porte alle rinnovabili italiane

Al via un gruppo di lavoro congiunto tra il ministero italiano dello Sviluppo economico e quello dell’energia keniota. Opportunità di collaborazione in fotovoltaico e geotermico

La geotermia del Kenya apre le porte alle rinnovabili italiane

 

(Rinnovabili.it) – I rapporti bilaterali fra Italia e Kenya si consolidano sul fronte energetico. La viceministro allo sviluppo economico Teresa Bellanova ha incontrato ieri, a Roma, il ministro all’Energia keniota Charles Keter per ribadire la volontà di collaborazione su alcune aree strategiche del capacity bulding.L’Italia, con le sue importanti realtà industriali nella filiera delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, ha un lungo trascorso nel sostegno e sviluppo di soluzioni energetiche sostenibili. Per questo le opportunità di collaborazione con il Kenya sono molteplici”, ha affermato nel suo intervento la viceministro, proponendo un gruppo di lavoro congiunto.

 

Al centro del dialogo ci sono i settori più promettenti del Paese africano, ossia quelli del fotovoltaico e della geotermia che stanno attirando ormai da mesi gli interessi dei grandi investitori. La nazione ha stabilito l’obiettivo di rendere operativi entro la fine del 2020, cinque gigawatt di energia pulita, elaborando nuove norme – che dovrebbero entrare in vigore nel giro dei prossimi tre mesi – che conferiscono al proprio Ministero dell’Energia il potere di selezionare i progetti più promettenti attraverso aste competitive, in sostituzione dell’attuale sistema di Feed-in-Tariff.

I funzionari governativi stanno anche mappando il territorio per pre-selezionare le aree ad alta potenzialità, dove realizzare impianti fotovoltaici ed eolici come “strumento guida per gli investitori”.

 

Le prime risposte d’interesse non sono mancate ad arrivare: all’inizio del mese è stato modificato il memorandum d’intesa siglato con la Cina nel 2013, per facilitare l’investimento da parte della Repubblica popolare di 970 milioni di dollari nello sviluppo geotermico. Le modifiche apportate all’accordo servirebbero a rimuovere alcune condizioni definite “restrittive” per l’industria cinese (che spera così di divenire fornitore numero uno della componentistica), e in particolare per gli impianti energetici modulari della China National Petroleum Corporation (CNPC). In base all’intesa la Kenya Electricity Generating Company (KenGen) e la Geothermal Development Corporation (GDC) assisteranno la CNPC nella realizzazione dei pozzi geotermici mentre la società cinese investirà nella costruzione delle centrali. Il MOU che deve ancora essere approvato dal governo e quindi dal parlamento, allineerà la Cina a quanto sta già facendo il Giappone sul fronte della produzione di energia dal calore della terra.

 

Nel frattempo la Banca Europea degli Investimenti ha già aperto il portafogli stanziando 130 milioni di dollari per le operazioni di esplorazione. La maggior parte dei fondi servirà tuttavia ad ampliare una delle quattro unità del progetto Olkaria, l’impianto geotermico più grande dell’Africa, situato a 120 chilometri a nord-ovest di Nairobi.

Ed è di solo qualche giorno fa l’istituzione di una task force ministeriale a cui è stato affidato il compito di revisionare tutti i contratti tra i produttori indipendenti di potenza (IPP) e il governo sulla base delle variazioni economiche nei Power Purchase Agreement (PPA).