Un nuovo rapporto esplora gli usi del calore naturale per la produzione e trasformazione dei prodotti alimentari
(Rinnovabili.it) – La geotermia offre opportunità uniche per il settore della produzione alimentare sostenibile ed economica nei paesi in via di sviluppo. A sostenerlo stavolta è la FAO, che nel nuovo report “Uses of Geothermal Energy in Food and Agriculture”, affronta le potenzialità di questa fonte rinnovabile per le economie emergenti. Il documento parte da una precisa evidenza: nei paesi in via di sviluppo quasi metà delle materie alimentarie primarie è persa a causa della manca di energia a prezzi accessibili per la loro trasformazione e conservazione.
Ed è proprio sul fronte della sicurezza alimentare che l’energia geotermica potrebbe dare una mano, soprattutto nei processi di essiccazione o sterilizzazione degli alimenti e di pastorizzazione del latte. L’energia geotermica può dare una mano anche a monte della produzione alimentare, ad esempio come fonte primaria per il riscaldamento delle serre; in questo comparto la ricerca suggerisce che l’uso di riscaldamento geotermico è in grado di ridurre le infezioni fungine e i costi di carburante fino all’80 per cento, fornendo significativi risparmi ai bilanci d’esercizio.
Secondo gli autori del documento i paesi che hanno più da guadagnare dall’utilizzo del calore terrestre nel settore agroalimentare sono quelli della cosiddetta Cintura di Fuoco del Pacifico (come il Messico, l’Indonesia e le Filippine), Stati come l’Etiopia e il Kenya nella Valle del Rift in Africa, e le economie in transizione dell’Europa dell’Est, tra cui la Romania e la Macedonia. “L’energia geotermica in l’agricoltura può essere facilmente scalata, contribuendo in modo significativo alla generazione di reddito, all’occupazione e al miglioramento della sicurezza alimentare e della nutrizione nei paesi in via di sviluppo”, ha commentato Divine Njie, co-curatrice del rapporto. Attualmente sono 38 paesi che, a livello mondiale, utilizzano la geotermia direttamente per la produzione agricola, e circa 24 paesi la usano per produrre elettricità, con Islanda, Costa Rica, El Salvador, Kenya, Nuova Zelanda e Filippine che soddisfano oltre il 10% del loro fabbisogno energetico grazie a fonti di calore naturali.