Una singola fibra ottica per illuminare gli schermi dei computer. Questa l’innovazione sviluppata da L.E.S.S., spin-off del Politecnico di Losanna
(Rinnovabili.it) – “Sottile come un capello, potente come 100 LED”: i vantaggi della tecnologia della fibra ottica hanno tutto il fascino di uno slogan. Lo sa bene Yann Tissot, fondatore di L.E.S.S. (Light Efficient SystemS), lo spin-off del Politecnico di Losanna in cui si sta sperimenta il connubio tra questi sottilissimi cavi polimerici e il laptop.
“Attualmente, la metà del consumo di energia nei computer portatili è collegato allo schermo e in particolare all’illuminazione”, spiega Tissot. I monitor sono composti da diversi filtri per i colori e da una sorgente di luce bianca, situata nella porzione inferiore del telaio. Con i LED, normalmente impiegati, il 60% della luce resta intrappolata all’interno di questi diodi e rappresenta una significativa perdita di efficienza. Le fibre ottiche sviluppate da L.E.S.S. potrebbero costituire un vero e proprio salto di qualità; i ricercatori dello spin off ritengono, infatti, che l’integrazione di questa tecnologia permetterebbe non solo di migliorare luminosità e contrasto, ma di risparmiare anche un quarto dell’energia normalmente dispersa.
“Questa energia potrebbe essere utilizzata dal processore per guadagnare maggiore velocità”, suggerisce Tissot. La fibra ottica assomiglia ad un semplice filo di soli pochi micron di diametro composto principalmente di vetro. Il vero segreto risiede al suo interno: una nano-strutturazione che consente di generare e guidare la luce bianca per illuminare lo schermo in modo uniforme ed efficiente.
Perché il sistema dovrebbe essere preferito a quello degli OLED? “Il problema principale degli OLED è che la luminosità, e quindi il consumo varia a seconda del colore. Dal momento che lo schermo di un portatile è composto principalmente dal bianco, sarebbe illuminato a tutta velocità e consumerebbe quindi tre volte di più rispetto ad un sistema retroilluminato a LED”. La tecnologia sviluppata da Tissot e dal suo collega, Simon Rivier, apre la strada a diverse applicazioni. Inizialmente sarà utilizzata per elementi microscopici e potrebbe raggiungere i nostri computer in quattro o cinque anni.