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Amnesty: l’industria deve produrre batterie ecologiche ed etiche

L’organizzazione attacca i produttori auto: “I veicoli elettrici sono fondamentali ma, al momento, non sono così sostenibili come vorrebbero farci credere”

 

batterie ecologiche etiche
Credit: Tomohiro Ohsumi/Bloomberg

 

Amnesty International chiede l’intervento di governo, industria, innovatori, investitori e consumatori per creare nuove batterie ecologiche ed etiche entro cinque anni

(Rinnovabili.it) – La quasi totalità dei grandi nomi dell’automotive mondiale ha ambiziosi piani per l’elettromobilità. Per alcuni si tratta di solo di anticipare la domanda del mercato o le direttive politiche, per altri è l’occasione di ripulire un’immagine non troppo cristallina (Leggi anche L’offensiva elettrica del Gruppo Volkswagen: 70 modelli in 10 anni). Ma la corsa all’auto ecologica non è sempre verde come potrebbe sembrare. A ricordarlo è oggi Amnesty International, l’organizzazione internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani. Parlando dal palco del Nordic Electric Vehicle (EV) di Oslo, l’ong ha sottolineato i diversi punti critici che ancora caratterizzano la filiera delle batterie al litio, sia intermini sostenibilità umana che di impatto ambientale.

 

“Trovare soluzioni efficaci alla crisi climatica è un imperativo assoluto, e i veicoli elettrici hanno un ruolo importante in tutto ciò […] sono elementi fondamentali per allontanare l’industria automobilistica dai combustibili fossili, ma al momento non sono così etici come alcuni rivenditori vorrebbero farci credere”, spiega Amnesty International. Il problema ovviamente non riguarda solo le e-car, ma anche tutta quella parte del settore elettronico che fa affidamento sulla tecnologia al litio.

 

I problemi umani e ambientali delle batterie a ioni di litio

L’organizzazione ha documentato gravi violazioni dei diritti umani legati all’estrazione dei minerali utilizzati nelle batterie, in particolare nella Repubblica democratica del Congo, il produttore numero uno al mondo di cobalto. Un’inchiesta del 2016 ha rilevato che bambini e adulti lavorano nel sud del paese in condizioni fortmente rischiose per la loro salute senza alcuna protezione da parte del governo o delle aziende. La ricerca di Amnesty ha collegato queste miniere alle catene di fornitura di molti dei principali marchi di elettronica e di veicoli elettrici.

 

Anche l’impatto ambientale è un problema. La maggior parte dell’attuale produzione di batterie al litio è concentrata in Cina, Corea del Sud e Giappone, dove la generazione di elettricità rimane fortemente dipendente dal carbone e da altre fonti di energia inquinanti. Non solo. L’aumento della domanda di minerali come il cobalto, il manganese e il litio ha portato a un crescente interesse per l’estrazione in acque profonde, processo che, secondo gli scienziati, sta avendo effetti gravi e irreversibili sulla biodiversità.

 

Bisogna mettere un freno allo sviluppo dei veicoli elettrici? No. L’ONG chiede piuttosto un’aumentata responsabilità da parte del settore, sfidando l’industria a realizzare entro i prossimi 5 anni batterie ecologiche ed etiche. Nel frattempo invita i produttori a pubblicare la propria impronta di carbonio e rendere note le catene di approvvigionamento dei minerali chiave.

“Le aziende che trascurano i problemi dei diritti umani mentre ripuliscono le loro fonti di energia presentano ai loro clienti una scelta sbagliata; persone o pianeta. Questo approccio è gravemente imperfetto e non produrrà i cambiamenti sostenibili di cui abbiamo bisogno per salvare l’umanità dalla devastazione del clima”, spiega Kumi Naidoo, Segretario generale di Amnesty International. “Stiamo chiedendo ai leader del settore di riflettere attentamente sul tipo di futuro che vogliono costruire”.