In molte zone del pianeta farà troppo caldo per lavorare, le ore utili diminuiranno e sarà necessario impiegare più persone, a turno, per la stessa mansione. Il costo totale sarà di 1.800 mld di euro
(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale farà evaporare dall’economia globale 1.800 miliardi di euro entro il 2030. Perché? Perché in molte zone del pianeta farà troppo caldo per lavorare, le ore utili diminuiranno e sarà necessario impiegare più persone, a turno, per la stessa mansione. A questa esorbitante cifra arriva uno studio presentato a Kuala Lumpur durante una conferenza organizzata dal Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP).
A pagare in modo più marcato il costo dei cambiamenti del clima e le continue anomalie nelle temperature medie globali saranno soprattutto India e Cina, i due giganti asiatici che continuano a trainare l’economia mondiale. Nel giro di appena 14 anni, i ricercatori stimano che l’India perderà qualcosa come 400 miliardi di euro. Già adesso nel paese alcune tipologie di lavoro vengono svolte da due persone per permettere una turnazione e ripararsi dal caldo. Ondate di caldo che in tutto il subcontinente mietono centinaia e centinaia di vittime ogni anno. Previsioni simili in termini di flessione economica anche per la Cina. Sempre in quel quadrante del continente asiatico si trovano gli altri paesi più coinvolti: Indonesia e Malesia (220 mld di euro), Tailandia (130 mld di euro).
Secondo uno degli autori dello studio sugli effetti del riscaldamento globale sull’economia, questo tema è stato troppo a lungo sottovalutato. “Se si compiono lavori che richiedono sforzi fisici, più fa caldo meno si lavora velocemente – spiega Tord Kjellstrom – Il corpo si adatta al calore, e così facendo protegge l’individuo dal calore stesso”.
Questo scenario non si discosta di molto da quello presentato pochi mesi fa da alcuni ricercatori della London School of Economics, anch’essi impegnati a quantificare gli effetti del riscaldamento globale sull’economia, benché con un approccio differente. Secondo questo studio, gli asset messi in pericolo dall’aumento delle temperature si aggira sui 2.500 miliardi di dollari, pari al 2% delle attività finanziarie mondiali. Questo il quadro in caso di un aumento di soli 2,5°C entro il 2100 rispetto ai livelli preindustriali.