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La Francia contraria a rinnovare il glifosato per più di tre anni

La Francia annuncia la contrarietà ad autorizzare il glifosato per 5 anni. La Commissione prova a limare la proposta in una corsa contro il tempo

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Nessuna certezza sul glifosato a 24 ore dal vertice degli esperti

 

(Rinnovabili.it) – Un altro voto potrebbe saltare se gli stati membri non raggiungeranno in queste ore una maggioranza qualificata sulla proposta della Commissione Europea per il rinnovo dell’autorizzazione al glifosato. Per domani, infatti, è prevista la riunione del Comitato fitosanitario permanente, il forum di esperti delegati dai paesi UE a prendere una decisione su questo delicatissimo e scottante dossier. Dopo due anni di ritardi, rinvii e polemiche, la scadenza della licenza al pesticida più usato al mondo, creato e diffuso dalla Monsanto, sta per scadere: il 15 dicembre potrebbe essere l’ultimo giorno in cui la commercializzazione sarà consentita nel mercato comunitario. Per evitarlo, il 25 ottobre la Commissione ha presentato una proposta meno ardita per rinnovare i permessi al glifosato: dai 10 anni iniziali è scesa a 5. Ma non basta, almeno secondo i calcoli di Le Monde. La necessaria maggioranza qualificata, assicurata da più della metà degli Stati membri con almeno il 65% della popolazione europea, sembra non esserci ancora. Così della Commissione alla vigilia del voto stava ancora lavorando su una nuova proposta.

 

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Regno Unito e Spagna, favorevoli alla proposta, non bastano a bilanciare la contrarietà della Francia, dell’Italia, del glifosatoBelgio e dell’Austria. La neutralità della Germania, che finora si è astenuta per compiacere il Partito Verde con cui la cancelliera Merkel vuole costruire un’alleanza di governo. A tutto ciò si aggiunge il rilancio di Parigi: il Ministro dell’Ecologia, Nicholas Hulot, annuncia che non voterà una riautorizzazione superiore ai tre anni.

Di fronte a queste incertezze, l’esito della riunione di domani non è per nulla scontato. Un nuovo rinvio mostrerebbe ulteriormente la spaccatura che il tema sta generando nella politica europea, lacerata tra le pressioni delle lobby industriali e le richieste della società civile e del mondo ambientalista. Da quando, nel 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato l’erbicida più diffuso al mondo come probabile cancerogeno, tutto è cambiato nel vecchio continente. A mettere in cattiva luce il glifosato si sono aggiunti numerosi fattori: dai Monsanto Papers ad altre scioccanti rivelazioni di stampa, secondo cui la stessa Agenzia europea per la sicurezza alimentare avrebbe copiato ampi stralci del suo rapporto di valutazione sulla sostanza (che rassicurava sulla non cancerogenicità) da documenti della stessa Monsanto.