CCPB ha presentato stamane a Milano il nuovo modello di certificazione per il calcolo degli impatti ambientali nelle filiere agroalimentari ed agroenergetiche
“Attualmente non esiste un modello di certificazione specifico e universalmente riconosciuto per il calcolo degli impatti ambientali dei prodotti del comparto agroalimentare – osserva Fabrizio Piva, Amministratore Delegato di CCPB srl – Quando parliamo di impatti intendiamo 10 categorie fra le quali le emissioni in gas serra, il consumo idrico, l’uso del suolo, il potenziale acidificante ed eutrofizzante dell’acqua e l’incidenza della quota di energia da fonti rinnovabili sul totale dell’energia utilizzata. Per questo intendiamo offrire una metodologia condivisa che si pone l’obiettivo da un lato di fornire alle aziende indicazioni precise su come ottimizzare i processi produttivi, dall’altro di giungere al consumatore finale con una comunicazione chiara e trasparente”.
Un servizio, ha specificato CCPB, che oltre a garantire il controllo dei consumi e la riduzione delle emissioni inquinanti si offre come mezzo di valorizzazione aziendale e come spunto per il settore marketing che, giocando sulla sostenibilità e sulla diminuzione dell’impronta ecologica, può avvicinare i consumatori agli acquisti ecosostenibili. A beneficiare dei vantaggi di una certificazione della filiera saranno infatti non solo le aziende, ma anche i consumatori, sempre più attenti al ruolo dei propri acquisti nella salvaguardia ambientale.
“Sempre più, accanto alle informazioni circa l’origine, le caratteristiche funzionali, i valori nutrizionali ed il prezzo, il cittadino-consumatore e le strutture della società civile vorranno conoscere il livello degli impatti ambientali generato dai prodotti e dai loro processi – spiega Piva-. Obiettivo finale di questo nuovo servizio di certificazione, quindi, consiste nel ri-orientare i processi produttivi tramite il coinvolgimento del mercato e dei consumatori, fornendo quelle informazioni che consentono di comprendere se il prodotto si colloca al di sotto di una determinata soglia di impatto e contribuisce a rispettare gli equilibri ambientali che consentono la “capitalizzazione” futura delle risorse ambientali a sostegno dei cicli produttivi futuri. Questo apre nuovi scenari nel settore agroalimentare ed un maggior coinvolgimento dei grandi player, sia in ambito agroindustriale che nella GDO. Tutte le recenti ricerche, infatti, dimostrano come il consumatore sia sempre più sensibile alle tematiche della sostenibilità e questa caratteristica è sempre più determinante nella scelta finale di acquisto”.