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La prima nave commerciale solca l’Artico in inverno

L'apertura di nuove rotte commerciali in Artico, favorita dal cambiamento climatico, può cambiare lo scacchiere internazionale a scapito dell'ambiente

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Il ghiaccio artico sempre più debole apre nuove rotte

 

(Rinnovabili.it) – Un nuovo record è stato infranto a causa del cambiamento climatico. Un cargo ha solcato per la prima volta l’Artico in inverno, partendo dalla Russia e approdando nella Francia settentrionale. Progettata per condizioni estreme, la Eduard Toll – carica di gas naturale liquefatto –  ha dato il via ad una serie di cambiamenti nel mondo geopolitico direttamente connessi con il riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacci.

Si tratta infatti di un sostanziale via libera per tutte le potenze che aspettavano l’apertura della rotta artica, che passa a nord della Russia, per dare uno strappo al commercio internazionale così come lo conosciamo. Si attende infatti una progressiva ridefinizione dei rapporti economici nel mondo globalizzato: se oggi il Canale di Suez è il passaggio obbligato per chiunque commerci grandi volumi tra Oriente e Occidente, presto le cose cambieranno.

 

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Il ghiaccio marino artico si assottiglia costantemente e si ritira, con fluttuazioni stagionali, poiché le temperature globali aumentano a causa dell’attività umana. Nel gennaio 2018, l’estensione del ghiaccio ha toccato un altro minimo storico per il mese, secondo il National Data and Ice Data Center statunitense. La riduzione del ghiaccio pluriennale, in favore di quello stagionale, permette una maggior navigabilità dell’emisfero nord durante molti mesi dell’anno. Trent’anni fa gli strati di ghiaccio accumulatisi negli anni rappresentavano il 70% della copertura del polo durante l’inverno, ma nel 2012 questa percentuale si è ridotta al 20%. Nel futuro è probabile che l’Artico sarà quasi completamente privo di ghiaccio.

Gli ambientalisti hanno chiesto di regolare strettamente il traffico marino sulle future rotte commerciali, poiché potrebbe accelerare la fusione dei ghiacci. Altra ragione, la delicatezza di un ecosistema ancora poco contaminato e la difficoltà di organizzare operazioni di soccorso in caso di catastrofi.