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Kiribati chiede isole artificiali contro i cambiamenti climatici

Con la maggior parte dell’arcipelago a meno di sei metri sul livello del mare, Kiribati rischia di scomparire a causa dei cambiamenti climatici

Kiribati chiede isole artificiali contro i cambiamenti climatici

 

(Rinnovabili.it) – Il Paese che più di tutti gli altri nel mondo vive il pericolo dei cambiamenti climatici è Kiribati, un piccolo Stato insulare composto da un arcipelago situato nel Pacifico a nordest dell’Australia. Qui, le inondazioni potrebbero sommergere i suoi 102.300 abitanti entro pochi decenni, a meno la comunità internazionale non metta in atto drastiche riduzioni della CO2 emessa annualmente in atmosfera. L’accordo sul clima raggiunto alla COP 21 di Parigi tiene conto solo in parte delle esigenze delle comunità vulnerabili: per loro rimane più che tangibile la possibilità di vedere le proprie isole inghiottite dal mare. La maggior parte dei 33 atolli corallini di Kiribati (811 chilometri quadrati) emerge dall’acqua di sei metri scarsi. L’Australian Bureau of Meteorology’s National Tidal Centre ha calcolato, da quelle parti, un aumento medio del livello del mare di 7,3 millimetri all’anno dal 1992. Il governo ha detto che l’aumento ha già costretto alcuni abitanti del villaggio ad abbandonare le loro case. In futuro, le alte maree aggraveranno l’erosione costiera e “inquineranno” con acqua salata le riserve di acqua potabile.

 

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È per questo che il presidente, Anote Tong, ha chiesto aiuto agli Emirati Arabi Uniti (UAE). La loro esperienza nella costruzione di isole artificiali potrebbe far comodo a Kiribati. gli Emirati, infatti, ospitano la più grande isola finta del mondo, Palm Jumeirah, e ne stanno costruendo altre due.

«Di recente abbiamo ricevuto una squadra tecnica degli UAE guidata da ingegneri olandesi, con il solo obiettivo di fornire soluzioni tecniche e credibili alla nostra difficile situazione» ha spiegato Tong. Nonostante gli impegni climatici presentati da quasi 190 Paesi per ridurre le emissioni climalteranti, infatti, il presidente denuncia che «la scienza continua a indicare che finiremo sott’acqua entro la fine del secolo. Perciò dobbiamo cercare strategie di adattamento oltre la mitigazione».

Il costo stimato dal governo di Kiribati per l’operazione è 100 milioni di dollari. Il piccolo Stato insulare non li ha e dunque non li può spendere. Il suo destino è legato agli aiuti internazionali, che secondo l’accordo di Parigi dovrebbero raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2020. Se l’1 per mille di questa cifra venisse devoluto alle isolette dell’arcipelago, esso potrebbe implementare il piano di adattamento e mantenere accesa una speranza di non scomparire «almeno per un’altra generazione o due».