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Italia: cosa rischiamo di perdere per colpa dei cambiamenti climatici

Misure Enea mostrano sette nuove aree costiere italiane a rischio inondazione per l’innalzamento del Mar Mediterraneo

cambiamenti climatici

 

Gli effetti dei cambiamenti climatici nel Mar Mediterraneo

(Rinnovabili.it) – Dalla visione mondiale a uno sguardo locale e puntuale: l’Enea affina le proiezioni climatiche focalizzandosi sul futuro innalzamento del livello del mare e gli effetti sulle coste italiane. L’agenzia ha presentato oggi a Roma, in occasione della due giorni scientifica, un nuovo modello climatico per previsioni a breve termine e sempre più dettagliate del comportamento del Mar Mediterraneo in risposta al riscaldamento globale. Un sistema unico al mondo come spiega anche il climatologo Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di “Modellistica climatica e impatti” dell’ENEA, che ha permesso di entrare nel dettaglio di quali potrebbero essere le perdite italiane legate ad allagamenti e inondazioni. A renderlo possibile è anche il contributo di CRESCO6 il supercomputer che integra dati oceanografici, geologici e geofisici per previsioni di innalzamento del livello del Mediterraneo molto dettagliate e a breve termine. “Finora le nostre proiezioni di aumento del livello del mare si sono basate su dati dell’IPCC, la maggiore istituzione mondiale per il clima, che stimano l’innalzamento globale delle acque marine fino a quasi 1 metro al 2100. Ma questi dati difettano di dettagli regionali”, ha affermato Sannino.

 

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Il nuovo lavoro sulla modellistica ha permesso di ampliare la mappatura del rischio allagamento con sette nuove aree costiere italiane a pericolo di inondazione: tre in Abruzzo – Pescara, Martinsicuro (Teramo) e Fossacesia (Chieti) –una in Puglia – Lesina (Foggia) – con previsione di arretramento delle spiagge e delle aree agricole, e tre su isole – Granelli (Siracusa), Valledoria (Sassari) e Marina di Campo sull’Isola d’Elba (Livorno). I dati indicano una ‘perdita’ di decine di chilometri quadrati di territorio entro fine secolo che vanno ad aggiungersi alle altre aree già individuate nell’area costiera dell’alto Adriatico compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, nel golfo di Taranto e nelle piane di Oristano e Cagliari. “Negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3 mila anni – sottolinea il geomorfologo Fabrizio Antonioli dell’ENEA con un’accelerazione allarmante pari a 3,4 mm l’anno solo negli ultimi due decenni. Senza un drastico cambio di rotta nelle emissioni dei gas a effetto serra, l’aumento atteso del livello del mare entro il 2100 modificherà irreversibilmente la morfologia attuale del territorio italiano, con una previsione di allagamento fino a 5.500 km2 di pianura costiera, dove si concentra oltre la metà della popolazione italiana”.