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Impatto ambientale dei farmaci, l’UE preferisce prendere tempo

Nessuna misura legislativa ma solo blande indicazioni di informazione: la comunicazione sull’inquinamento ambientale dei farmaci potrebbe essere vuota in partenza

Impatto ambientale dei farmaci

 

Si attende dal 2015 la comunicazione UE sull’impatto amabientale dei farmaci

(Rinnovabili.it) – Troppe scadenze legislative, troppi punti da rivedere, e l’attesa comunicazione europea sull’impatto ambientale dei farmaci slitta a data da definire. Malgrado la pressione esercitata da gruppi ambientalisti e industria idrica, Bruxelles prende tempo sulle misure di contrasto all’inquinamento causato da sostanze farmaceutiche umane e veterinarie. “La comunicazione è in una fase avanzata, ma è stata rallentata dalla saturazione di iniziative legislative delle ultime settimane e per questo motivo potrebbe non essere adottata nel prossimo futuro. Non abbiamo ancora una data precisa”, ha spiegato un funzionario della Commissione europea a Euractiv.

Eppure le misure in questione, che potrebbero essere puramente indicative e non di carattere normativo, sono attese dal 2008, anno in cui la direttiva sugli standard di qualità delle acque obbligava l’esecutivo UE a sviluppare un approccio strategico sull’impatto ambientale dei farmaci.

 

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In realtà l’atto decisorio è bloccato nelle stanze della Commissione dal 2015 e a oggi i pochi elementi trapelati fanno presagire un’azione debole. A partire da un approccio tutto teorico piuttosto che pratico. “La comunicazione può includere impegni verso azioni che non richiedono una valutazione d’impatto e includere azioni che valutino la possibilità di presentare alcune proposte legislative in una seconda fase – ha commentato il funzionario – Questo processo in due fasi era previsto nella direttiva per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel campo della politica delle acque”. In altre parole, è probabile che la Comunicazione faccia perno sulla necessità di migliorare la comunicazione sul problema senza prendere alcun provvedimento legislativo in merito.

Secondo quanto potuto esaminare dal Guardian, la proposta originale avrebbe perso diversi pezzi in questi anni: dal testo sono stati cancellati i riferimenti ai piani per monitorare le aziende agricole e farmaceutiche, gli standard ambientali per i prodotti medicali dell’UE e gli obblighi per la valutazione del rischio ambientale.

 

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Anche per questo motivo le ONG ambientaliste hanno rincarato la dose chiedendo al vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans di agire con decisione per contrastare l’inquinamento farmaceutico che “danneggia gli ecosistemi e porta allo sviluppo della resistenza antimicrobica”.

Il problema ha confini ampi. Come emerso da un recente studio dell’HIE Delf gran parte degli ecosistemi di acqua dolce è potenzialmente minacciata dall’elevata concentrazione di farmaci. In Europa il problema è legato soprattutto a un consumo di medicinali in aumento sia nell’uomo che negli animali.  Se per i secondi le molecole finiscono tramite le deiezioni nella terra e nell’acqua, per i primi sono gli scarichi domestici a veicolarli senza che gli impianti di trattamento idrico riescano a fermarle con efficienza. Solo per fare un esempio, attualmente oltre 10.000 km di fiumi in tutto il mondo hanno concentrazioni di diclofenac, un antiinfiammatorio da banco, superiori al limite previsto nella ”lista di controllo” dell’UE, ossia 100 nanogrammi per litro.