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Sul glifosato l’UE rischia la Corte di Giustizia

Il Parlamentino della Regione di Bruxelles-Capitale ha promosso un ricorso al tribunale supremo d'Europa contro il rinnovo dell'autorizzazione al glifosato

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Ricorso della Regione di Bruxelles-Capitale sul rinnovo del glifosato

 

(Rinnovabili.it) – La battaglia sul glifosato non è finita con il rinnovo dell’autorizzazione da parte della Commissione Europea. Sebbene sia stata una sconfitta per tutto il movimento ambientalista, che aveva investito molto sulla battaglia contro il modello agricolo industriale, il capitolo non è chiuso. Lo dimostra la nuova ondata di opinione sollevata dal ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che il Parlamento della Regione di Bruxelles-Capitale ha presentato qualche giorno fa.

Secondo il Parlamentino belga, la Commissione avrebbe violato il principio di precauzione. Nonostante il Belgio abbia votato contro il rinnovo della controversa sostanza chimica, a livello federale non ha voluto appellarsi al tribunale supremo dell’UE. Così, se n’è incaricata la regione di Bruxelles-Capitale, un fatto che potrebbe minare l’iniziativa, dato che la Corte di giustizia riconosce solo gli stati.

“Anche se la Regione di Bruxelles-Capitale non è un candidato privilegiato come gli stati membri, le argomentazioni dovrebbero dimostrare che il regolamento riguarda direttamente l’esercizio dei poteri della Regione di Bruxelles nel campo dell’ambiente”, ha affermato Stéphane Vanwijnsberghe, consigliere presso l’ufficio del Ministro dell’ambiente, Céline Fremault. Il governo regionale, a novembre, ha vietato sul suo territorio l’uso del glifosato, proseguendo una politica di tolleranza zero verso i pesticidi. L’attacco all’Europa si basa sul fatto che l’esecutivo comunitario non sembra aver rispettarto il principio di precauzione, che richiede, in caso di incertezza scientifica sui rischi per la salute o l’ambiente, l’adozione di un approccio precauzionale.

 

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“Le valutazioni scientifiche su cui si basava il rinnovo hanno dato troppo peso alle analisi commissionate e fornite dall’industria, analisi spesso non pubblicate e riservate, e troppo poco agli studi universitari pubblicati su riviste sottoposte a revisione paritaria”, ha sottolineato il funzionario belga.

Insomma, dichiarando che il glifosato non può essere vietato finché il nesso causale con gli effetti dannosi non è provato al 100%, l’UE si sarebbe schierata contro il principio di precauzione e contro l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, che continua a classificare la sostanza come un probabilmente cancerogena per l’uomo.

Nello specifico Bruxelles, con il suo ricorso, vuole dimostrare che la decisione di rinnovare il glifosato non sia stata accompagnata da adeguate misure di attenuazione o riduzione del rischio. “La Commissione avrebbe potuto decidere di limitare l’approvazione solo agli agricoltori o solo a determinate colture. Avrebbe anche potuto pianificare un phasing-out. Nulla è stato fatto in questa direzione”, afferma il consigliere del Ministro dell’Ambiente.