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De Santis: la strategia CONAI “dalla culla alla culla”

Varato ieri il BILANCIO 2013 del Consorzio che raccoglie circa 1 milione di imprese iscritte. Risultati in crescita sia per la valorizzazione dei rifiuti da imballaggio, sia in termini di recupero di materia ed energia

De Santis:  la strategia CONAI “dalla culla alla culla”Se gli antichi dicevano che da “cosa nasce cosa”, il sistema CONAI lo ha dimostrato. Lo ha fatto, spingendo da anni l’acceleratore su una nuova cultura della sostenibilità ambientale, sviluppata in modo manageriale e ispirata da una strategia di prevenzione, denominata “dalla culla alla culla”; promuovendo importanti campagne di sensibilizzazione, come quella televisiva condotta nel 2012,  “Conai. Da cosa rinasce cosa”; investendo in progetti di ricerca e  sviluppo. Le performances   presentate  nella Relazione sulla Gestione che accompagna il Bilancio CONAI 2013,  varato ieri dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio – che con circa 1 milione di imprese iscritte  rappresenta una delle più grandi realtà d’Europa – testimoniano un percorso costellato di azioni intraprese e di successi conseguiti, iniziato 15 anni fa per il recupero, il riciclo e la valorizzazione dei materiali di imballaggio. Ammontano a 7,57 milioni di tonnellate i rifiuti da imballaggio avviati a riciclo  nel 2013, in lieve aumento rispetto al 2012  e pari al 66,5%  dell’immesso al consumo. E’ invece di 8,74 milioni di tonnellate il recupero complessivo, inteso come recupero di materia e di energia – di imballaggi  di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica  e vetro –  pari al 76,7%,in aumento dello 0,7% rispetto al 2012.  Risultati in costante progresso, che  fanno del CONAI un modello di eccellenza oggi in Europa sia in termini di efficacia sia di efficienza.

Rinnovabili.it ha chiesto al Presidente Roberto De Santis di tracciare una fotografia di questa realtà protagonista della Green Economy italiana, che al centro della propria mission pone la promozione dello sviluppo della raccolta differenziata di qualità  in tutto il Paese per la valorizzazione dei rifiuti da imballaggio, con un occhio attento alle aree in ritardo; l’attività di prevenzione dell’impatto ambientale; la promozione dell’innovazione di settore.

Presidente, perché il Conai  rappresenta un modello di eccellenza in Europa?

Perchè le performances dell’attività di riciclo italiane sono in linea con i migliori dati degli altri Paesi avanzati, ma con costi, per il sistema delle imprese, minori della media europea (cfr.grafico Tasso di recupero dei rifiuti di imballaggio in plastica  a livello europeo- 2011). Fare un confronto con le modalità organizzative di altri paesi europei  è difficile. Certo è che lo schema del CONAI – che da un anno è socio fondatore di un’associazione che riunisce tutti i CONAI europei – EXPRA, Extended Producer Responsibility Alliance – viene visto con molto interesse.

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Qual è stata l’azione del CONAI, in quindici anni di attività, per rispettare e superare gli obbiettivi di legge, indicati dalla normativa italiana ed europea, le cosiddette “quattro erre”- ridurre, riusare, riciclare e recuperare?

 In realtà il CONAI ha garantito alle istituzioni, quindi al Governo e al Parlamento, che in Italia fossero rispettati  e addirittura superati gli obiettivi di legge nel recupero e riciclo degli imballaggi. Governiamo un sistema  all’interno del quale operano i cosiddetti consorzi di filiera, che si occupano prevalentemente di riciclo di rifiuti differenziati urbani; ma ci sono anche una serie di operatori autonomi e indipendenti che si occupano della raccolta e del riciclo di rifiuti prevalentemente industriali e commerciali che forniscono anch’essi un contributo. CONAI assicura che questo insieme di attività – dei consorzi di filiera che si occupano prevalentemente dell’avvio a riciclo dei rifiuti urbani e di quelli che si occupano prevalentemente dei rifiuti industriali  o commerciali – concorrano entrambi al superamento degli obbiettivi. Naturalmente poniamo l’accento sul riciclo da rifiuti urbani, perché il riciclo dei rifiuti industriali e commerciali è un’attività di vecchia data: l’acciaio, l’alluminio, la carta si riciclano da decenni. Quello che si è sviluppato nel corso della vita del sistema CONAI  è invece questa nuova filiera, che è il riciclo da rifiuti urbani, più complessa sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista tecnologico.  In poco più di 15 anni di attività del sistema CONAI-Consorzi, il recupero dei rifiuti da imballaggio è aumentato del 136% e i quantitativi avviati alla discarica sono diminuiti di circa il 61%. Spesso il CONAI viene additato come il capofila di un sistema che si occupa di questa seconda categoria, ma quando parliamo di obbiettivi raggiunti occorre tener presente che si tratta di obbiettivi complessivi che  il sistema Italia ha superato e nel quale il  CONAI svolge un ruolo di garante del riciclo e del recupero dei rifiuti  di imballaggio,  mettendo in atto programmi tali da garantire il perseguimento degli obbiettivi  di legge, con una attenzione molto forte anche alla comunicazione e alla ricerca e sviluppo.

Quali sono questi programmi?

Il primo riguarda la promozione dello sviluppo  della raccolta differenziata di qualità, al fine di raggiungere gli obiettivi di riciclo di materiali, al centro dell’accordo fra il CONAI e l’ANCI. L’accordo quinquennale è scaduto il 31 dicembre 2013 ed è stato prorogato  fino al 31 marzo 2013. La trattativa per il rinnovo è a buon punto. In base all’accordo i Comuni possono sottoscrivere  convenzioni con i Consorzi di filiera per il conferimento a questi ultimi dei rifiuti di imballaggio raccolti in modo differenziato. Per questa attività vengono riconosciuti  dei corrispettivi a copertura dei maggiori oneri sostenuti dai Comuni.  Il Consorzio svolge inoltre un’attività di promozione per la diffusione di sistemi di gestione della raccolta differenziata efficienti ed efficaci con particolare attenzione  alle aree del Paese in ritardo, ed è in prima linea sul piano della prevenzione dell’impatto ambientale degli imballaggi.

IMG_0107L’Oscar dell’imballaggio è una di queste iniziative di prevenzione….

Da circa tredici anni abbiamo un progetto che si chiama “Pensare Futuro”, all’interno del quale si raccolgono tutte le attività sulla prevenzione, dettate anche dai nostri impegni di legge, che CONAI declina come prevenzione dell’impatto ambientale dei rifiuti da imballaggio, puntando a fare in modo che gli imballaggi siano più ecocompatibili già nella fase di progettazione.  A questo scopo, abbiamo adottato tutta una serie di strumenti che mettiamo a disposizione gratuitamente delle imprese, in modo tale che le stesse possano realizzare gli imballaggi pensando al ciclo di vita di questi ultimi, vale a dire a cosa accadrà dopo l’utilizzo, con un concetto che non è non più “dalla culla alla tomba”, ma “dalla culla alla culla”. Alcune di queste iniziative sono legate all’offerta di strumenti che sono fruibili via Internet, e che consentono alle aziende, soprattutto quelle medio piccole, di poter valutare gli interventi di prevenzione fatti sugli imballaggi. Gran parte di queste attività sono raccolte  successivamente in un Dossier Prevenzione che presentiamo ogni tre anni – l’ultimo è stato presentato nel 2013, in occasione del Green Award promosso dal Corriere della Sera –  che raccoglie i casi più importanti realizzati dalle aziende sugli imballaggi. Ogni tre anni, inoltre, viene organizzato l’Oscar dell’imballaggio, che premia  gli esempi migliori di packaging ecocompatibile, in base a parametri definiti ed oggettivi.

 

Quali sono gli altri vantaggi misurabili del Sistema di prevenzione? 

Uno dei grandi plus di questo sistema risiede nell’applicazione del contributo ambientale, che raramente viene interpretato come elemento  di spinta e di stimolo verso la prevenzione. Il contributo ambientale è applicato nella prima cessione dell’imballaggio. Quando il produttore della bottiglia – facciamo il caso – vende la bottiglia a chi la riempie, in quel momento oltre al prezzo della bottiglia applica separatamente il contributo ambientale, che è pagato da chi mette l’acqua nella bottiglia. Questo soggetto determina le caratteristiche dell’imballaggio e poiché chi imbottiglia paga in funzione del peso e dell’imballaggio, ha tutto l’interesse a fare prevenzione. Ad esempio, più la bottiglia è leggera, più basso sarà il contributo ambientale. Analoga cosa accadrà se al posto di imballaggi compositi  utilizzerà imballaggi semplificati, ovvero se al posto di usare più materiali ne userà uno solo. Si tratta di forme diverse utilizzando le  quali le aziende hanno un ritorno anche di tipo economico e di immagine. Un altro effetto della prevenzione è stata la collaborazione che il Ministero dell’Ambiente ha  chiesto al CONAI per la stesura della parte sui rifiuti da imballaggi, all’interno delle Linee guida sulla Prevenzione nazionale sui rifiuti, che è stata molto apprezzata.

Qual è il fatturato del CONAI?  

Il sistema CONAI ha realizzato il massimo fatturato nel 2011, quando ha ricavato circa 700 milioni di euro, da contribuito ambientale e dalla vendita delle materie prime seconde. Nel 2013 questi ricavi si sono ridotti a circa 500 milioni di euro, per una serie di motivi: abbiamo ridotto alcuni contributi ambientali – ad esempio quello della carta – e poi, in parte minore, perché l’immesso al consumo degli imballaggi è diminuito, per la crisi.

Qual è il bilancio costi/benefici del Sistema Conai in 15 anni di attività?

Oggi, in Italia ci sono 3,4 milioni di tonnellate di materie prime seconde che possono essere utilizzate dall’industria, provenienti dalla raccolta  differenziata, un vero e proprio giacimento, che ha tre effetti  benefici sul sistema economico: si sottraggono rifiuti alla discarica, si riducono le emissioni di Co2, si riducono i consumi di energia. Nel 2012, grazie alla produzione e all’impiego di materie prime seconde l’Italia ha evitato importazioni di materie prime vergini per un valore di circa 6,5 miliardi di euro e incrementato l’esportazione di materie prime seconde, per un valore di circa 300 milioni di euro. Poiché le produzioni basate sulle materie prime seconde consentono notevoli risparmi energetici rispetto alle materie prime vergini, nel 2013, su un totale di minori costi energetici ascrivibili alle materie prime seconde pari a 2,2 Miliardi di euro, 1,1 Miliardi di euro sono imputabili al sistema CONAI. Quanto al bilancio costi/benefici economici e ambientali, secondo uno studio della società di ricerche  Althesys, il saldo fra i costi sostenuti  dal Sistema CONAI  e i benefici  generati sul sistema economico  è stato  pari, in quindici anni di attività, a circa 12,7 miliardi di euro – pari a circa 850 milioni euro/anno – ai quali si aggiungono 82 milioni di tonnellate di Co2 evitate. Sempre secondo Althesys il fatturato complessivo dell’industria della raccolta, selezione, e riciclo degli imballaggi nel 2012 è stato pari a 9,5 miliardi di euro.

In qualità di importante attore della Green Economy italiana, che ruolo ha giocato CONAI per l’occupazione e l’innovazione tecnologica?

L’industria del riciclo è a forte contenuto innovativo. Nel perseguire i suoi obiettivi, CONAI stima che siano stati creati  circa 420 mila nuovi posti di lavoro in quindici anni nell’ambito della green economy, di cui 37 mila nel comparto della raccolta differenziata, selezione e avvio a riciclo degli imballaggi. Sul versante dell’innovazione tecnologica, il CONAI ha promosso cinque importanti progetti di ricerca scientifica, nell’ambito di accordi rispettivamente con il CNR (due progetti), l’Università di Salerno  (due progetti) e la Stazione Sperimentale del vetro. I progetti sono tesi all’identificazione di nuovi materiali e nuovi processi   per la diminuzione dei rifiuti inviati in discarica, il riciclo di imballaggi in acciaio per l’industria siderurgica, l’utilizzo di materiali polimerici post-consumo e l’utilizzo delle frazioni di scarto del trattamento dei rottami di vetro.