L'intesa punta a promuovere sistemi alimentari sostenibili, affrontare la povertà attraverso la gestione sostenibile delle risorse naturali e ridurre la plastica monouso entro il 2030
Numerose le risoluzioni approvate su vari argomenti durante l’Assemblea ambientale, ma nessuna vincolante
(Rinnovabili.it) – La quarta assemblea ambientale delle Nazioni Unite si è chiusa con l’approvazione del nuovo patto globale per salvare il pianeta, sottoscritto dopo 5 giorni di colloqui dai ministri di oltre 170 Stati membri dell’ONU, un impegno in cui si gettano le basi per un cambiamento radicale verso un futuro più sostenibile, dove l’innovazione sarà sfruttata per affrontare le sfide ambientali, l’uso di materiali plastici usa e getta sarà notevolmente ridotto e lo sviluppo non sarà più a scapito del pianeta. La preoccupazione per un pianeta sempre più inquinato, rapidamente riscaldato e pericolosamente esaurito, ha portato i ministri a impegnarsi a risolvere le sfide ambientali attraverso l’avanzamento di soluzioni innovative e l’adozione di modelli di consumo e produzione sostenibili. Nella dichiarazione finale diffusa al termine dei colloqui, i ministri si sono impegnati a promuovere sistemi alimentari sostenibili incoraggiando pratiche agricole resilienti, ad affrontare la povertà attraverso la gestione sostenibile delle risorse naturali, a promuovere l’uso e la condivisione dei dati ambientali, e a ridurre significativamente i prodotti in plastica monouso entro il 2030.
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Nonostante ci sia grande aspettativa su cosa comporteranno a livello pratico le numerose risoluzioni approvate durante la quarta assemblea ambientale delle Nazioni Unite e si celebri questo nuovo patto globale per l’ambiente come un grande traguardo, va notato innanzi tutto che si tratta di risoluzioni non vincolanti, che addirittura qualcuno si è impegnato a indebolire, come nel caso della questione “plastica monouso”, per la quale pare che gli Stati Uniti abbiano esercitato non poche pressioni per spostare di 5 anni la data di abbandono nel testo finale, inizialmente concordata al 2025. Tra le risoluzioni approvate a Nairobi, c’è stato il riconoscimento che un’economia globale più circolare, in cui le merci possano essere riutilizzate e mantenute in circolazione il più a lungo possibile, possa contribuire in modo significativo al consumo e alla produzione sostenibili. Altre hanno stabilito la necessità per gli Stati membri di trasformare le loro economie attraverso appalti pubblici sostenibili e sollecitato i paesi a sostenere misure per affrontare gli sprechi alimentari e sviluppare e condividere le migliori pratiche su soluzioni di catena del freddo efficienti dal punto di vista energetico e sicure. Altre ancora, relative all’utilizzo di incentivi per promuovere il consumo sostenibile incoraggiando al contempo gli Stati membri a porre fine agli incentivi per un consumo e una produzione insostenibili. Nell’ottica di proteggere gli oceani e gli ecosistemi fragili, inoltre, i ministri hanno adottato una serie di risoluzioni sui rifiuti di plastica marina e sulle microplastiche, compreso l’impegno di creare una piattaforma multi-stakeholder all’interno delle Nazioni Unite per intraprendere azioni immediate per l’eliminazione a lungo termine di rifiuti e microplastiche; sotto la stessa cornice, anche le risoluzioni per affrontare il problema dei rifiuti marini, esaminando l’intero ciclo di vita dei prodotti e aumentando l’efficienza delle risorse. “Se i paesi mantenessero tutto ciò che è stato concordato qui e attuassero le risoluzioni – ha dichiarato Joyce Msuya, direttore esecutivo ad interim delle Nazioni Unite – potremmo fare un grande passo verso un nuovo ordine mondiale in cui non cresciamo più a scapito della natura, ma vediamo persone e pianeta prosperare insieme”.
La necessità di agire rapidamente per affrontare le sfide ambientali è stata sottolineata anche dalla pubblicazione di una serie di rapporti durante l’Assemblea ambientale. Tra i più devastanti c’è stato un aggiornamento sul cambiamento dell’Artico, nel quale si spiega che, anche se il mondo dovesse tagliare le emissioni in linea con l’accordo di Parigi, le temperature invernali nell’Artico aumenterebbero di 3-5 °C entro il 2050 e di 5-9 °C nel 2080, devastando la regione e scatenando l’innalzamento del livello del mare in tutto il mondo. Altrettanto devastante anche la sesta edizione del Global Environmental Outlook (Leggi anche Global Environmental Outlook a Rischio le nostra fondamenta ecologiche), che ha avvertito che entro il 2050 milioni di persone potrebbero morire prematuramente a causa dell’inquinamento idrico e atmosferico, a meno che non vengano intraprese azioni urgenti. Per il vice segretario generale dell’ONU, Amina Mohammed, l’azione sull’uso di risorse non sostenibile non è più una scelta, ma una necessità. “Come hanno affermato gli Stati membri durante i vivaci dibattiti, a fianco della società civile, delle imprese, della comunità scientifica e di altre parti interessate – ha commentato Mohammed – è ancora possibile aumentare il nostro benessere e allo stesso tempo mantenere la crescita economica, attraverso un sapiente mix tra mitigazione del clima, efficienza delle risorse e politiche di protezione della biodiversità”.